31 ottobre 2021 – XXXI TOB – Marco 12,28-32
Shemà! Ascolta! Con questa parola l’ebreo che prega, apre e chiude le sue giornate. Ho scoperto che Primo Levi dà avvio al suo libro Se questo è un uomo con la stessa parola: Shemà, per chiedere al suo lettore che presti attenzione a ciò che gli sta per dire. Ascolta! Ma quanto è difficile ascoltare e soprattutto ascoltarti. Se ti ascolto tu cresci, ti dilati, ti gonfi, ti espandi, e… mi invadi, mi limiti, mi rimpicciolisci, mi sovrasti, mi annulli. Ecco perché è difficile ascoltare. Se ti ascolto ti trasformi in una minaccia. Ascolta! È come dire: Ama! Ascolta e ama, ascolta per amare. Mettersi sulle tracce delle tue parole è decidere di amarti. Sentirti, ascoltarti è farti crescere dentro di me, è darti lo spazio del mio cuore, è regalarti la mia anima, è offrirti la mia intelligenza, è consegnarti la mia forza, magari per non usarla contro di te. Ascolta! Una settimana fa Bartimeo gridava per farsi ascoltare e Gesù non passa sordo, indifferente, insensibile davanti alla sua vita. Potremmo scorrere il vangelo e leggerlo attenti a tutti gli orecchi tesi di Gesù al fine di captare parole gridate o parole solo sussurrate. Ascoltami, Signore! Fa spazio a me in te. Questo significa pregare, chiederti di farmi spazio, di permettermi di esserci, è costringerti ad accorgerti di me. Pregare Dio e pregare l’uomo… perché l’uomo faccia spazio all’uomo. Ma potremmo anche non farci pregare, cioè non costringere l’altro a sforzi immani per guadagnarsi la mia attenzione, il mio ascolto, la mia considerazione. “Donami Signore un cuore capace di ascolto”. È la preghiera di Salomone (1 Re 3,9). Un cuore che ascolti per essere giusto, per saper distinguere il bene dal male. Questo domanda Salomone. Quando non ascoltiamo, quando non ci ascoltiamo nascono i malintesi. Quante rotture perché non ci siamo ascoltati, non abbiamo offerto spazio alla parola dell’altro e quindi al suo mondo, al suo sentire, alle sue ragioni. Ascoltare è amare e vale più di tutti gli olocausti, più di tutti i sacrifici. Ascoltare è un comando, come l’amore. È un dovere, altrimenti l’altro sparisce, è accantonato, è dimenticato. Il cieco di una settimana fa è perfino molesto ma se non avesse gridato sarebbe rimasto sul ciglio della strada a mendicare. E non è forse peggio quando non mi limito a non ascoltarti ma ti tappo la bocca, ti impedisco di parlare. È come impedirti di esserci. Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Dio è l’unico Signore… non vi è altri all’infuori di lui. È la professione di fede dell’ebreo nel Dio unico. E se fossimo capaci, a partire dalla nostra fede di dire a fratelli e sorelle… non c’è nessun altro all’infuori di te. Amarti con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza… questo è il comandamento e non ce n’è uno più grande.
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