Domenica 12 gennaio 2020 – Battesimo del Signore A – Matteo 3,13-17
Leggendo il vangelo di questa domenica, quella con cui si chiude il tempo natalizio, intravedo un legame fra Giovanni, il Battista e Pietro. Entrambi sembrano essere in difficoltà con l’acqua. Giovanni resiste a Gesù che domanda di essere immerso nel Giordano, Pietro resiste a Gesù che vuol lavargli i piedi. E tutti e due per l’onore che attribuiscono a Gesù, per il fatto che non si sentono degni, l’uno di battezzarlo, l’altro di umiliare il maestro costringendolo a mettersi ai suoi piedi. Ad un certo punto tutti e due si lasciano convincere, Pietro colpito dal solito moto di entusiasmo gli chiederà di non lavargli solo i piedi… In Gesù si manifesta un Dio che si fa uomo, un Dio che si fa servo, se questo servisse a far più uomo l’uomo, e a far più servo l’uomo… tanto meglio! Leggendo, mi sovvengono ulteriori contatti con altri passi biblici. Il battesimo al Giordano per quel Gesù che viene da una terra di confine, di margine, la Galilea, come fosse un altro Egitto mi fa pensare all’esodo e ad un popolo che finalmente approda ad una terra di libertà. Qui si aprono i cieli come allora si aprirono le acque. E Canaan non è più un posto ma una persona: Gesù di Nazaret. La libertà non è un luogo da abitare ma una relazione da vivere. La colomba che irrompe dall’alto è poi il chiaro rimando, per un verso allo spirito che aleggiava sul caos degli inizi prima che Dio partorisse il cosmo, cioè l’ordine e per l’altro alla colomba che torna da Noè con un ramo di ulivo nel becco per dire che la terra è riemersa, che la vita ancora fiorisce. La vita fiorisce là dove permettiamo a Dio di ritrovare la strada che lo porta fino a noi per ritessere legami, là dove gli consentiamo di aiutarci ad essere più uomini magari vestendo i panni dei servi dell’umanità di altri. Il battesimo intende significare tutto questo. Non è atto magico ma segno di un’umanità su cui si aprono i cieli perché irrompa il nuovo e il buono di Dio. Prima di immergermi nella lettura del vangelo di quest’oggi pensavo anche ad un’altra questione, al fatto che il battesimo ci rende popolo, ci fa famiglia. Ho avuto modo recentemente di mettere il naso in una terra in cui sembra dissolto il popolo battesimale, dove sembra che la chiesa in quanto corpo sia insignificante, se non inesistente. Corriamo lo stesso rischio? È probabile. Certo non ci interessa essere presenza che si contrappone a qualcuno, che fa muro contro il dilagare di quelle che sembrano minacce. Lo fa già certa politica e certa cultura. In forza del battesimo siamo chiamati ad essere popolo che abita il mondo con il cuore di Dio. Che non si sogna di dire di fronte alla notizia di Laurent Ani, quattordicenne morto soffocato e assiderato nel carrello dell’aereo che viaggiava da Abijan a Parigi… Beh! Avrà almeno chiesto il rimborso del biglietto? Il battesimo ci renda umanità migliore, non contro qualcuno, ma per ciascuno, e magari a partire da quanti con noi di questo popolo sono le presenze più prossime.