Commento domenicale 21/06/2020
Domenica XII del T.O. anno A
Anche questa domenica parliamo di rito e liturgia:
…quando entro in una chiesa mi inginocchio (con un ginocchio solo) verso il tabernacolo; inginocchiarsi è l’atto di colui che pone la sua vita nelle sue mani (i prigionieri si mettevano in ginocchio davanti al re) è la posizione del penitente di colui che non può reagire né scappare. Per noi è un mettersi umili davanti a Dio, è un farsi piccoli, come i bambini, “Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt.18,1-5), col cuore disponibile ad essere buoni, coscienti di avere bisogno di un padre e di una madre; non esistono più i privilegi di prima le ricchezze o le sapienze.
E’ un piccolo atto di culto perché in ginocchio non ci si mette davanti agli uomini, a nessun uomo, ma solo davanti a Dio, è come una silenziosa preghiera.
Nella Basilica della Natività a Betlemme si entra per una porta piccola un uomo in piedi deve “abbassarsi” per entrare …
Quando si passa davanti all’altare si fa un piccolo inchino, con la testa, per rispetto verso il luogo dove si rinnova il memoriale della morte e resurrezione di Gesù e perché l’altare è il simbolo di Cristo stesso, il sacerdote lo bacia come si bacia la croce.
Ci si inginocchia con tutte le due ginocchia solo quando è esposto l’Altissimo (un’ostia consacrata) nell’ostensorio, per l’adorazione, ma succede davvero di rado che venga esposto e di regola nella settimana santa, la settimana prima della Pasqua.
Buona Domenica
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