Commento domenicale 13/09/2020
Domenica XXIV T.O. anno A
“In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, se il mio fratello commette colpe verso di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?” E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.” (Mt.18,21-35)
“..se un fratello pecca verso di me..”
Pietro non mette nemmeno in conto che quel fratello potrebbe essere lui stesso, fatto per nulla strano, allora come ora, in una società in cui il male l’attraversa con una sistematicità che fa spavento. Che fare? Gesù è chiaro o si incontra il perdono o non ci sono possibilità di ripristinare la vita spezzata della vittima che avrà ogni ragione di rimproverare il colpevole.
“Pretendere coerenza (giustizia?) è fermarsi prima e non c’è accesso alla verità cristiana al di fuori del perdono “ (Ratzinger)
Il perdono è sempre recuperare una vita a partire dalla tua, è salvare dei valori; è per te vivere senza tormento o rancori o remore, perdono è vita.. è la fatica di fare la verità e solo i coraggiosi sanno perdonare.
Il cristiano deve vivere un’unica legge, la legge dell’amore e in una relazione d’amore la “giustizia” viene sostituita dal perdono.
Perdono che è alla fine una filosofia che porta a far festa. (Lc.15,32).
Buona domenica
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