Natale del Signore B – Venerdì 25 dicembre 2020

Pubblicato da emme il

Non molti giorni fa i ragazzi di seconda e terza media nel percorso catechistico hanno incontrato Sara, una donna che nel nostro ospedale lavora come ostetrica. Stiamo sviluppando con loro il tema del volto e ci piaceva l’idea di incontrare una persona che ha la fortuna di vedere per prima i volti nuovi di coloro che vengono al mondo. Il racconto che mi ha più impressionato è stato quello del parto cesareo di una donna africana. Attorno a lei sei/sette persone si occupavano rumorosamente di questa nascita, lei anestetizzata per via spinale restava vigile. Oltre alle parole specialistiche che servivano a rendere efficace il l’intervento tante altre si affastellavano l’una sull’altra per dire di calcio, delle vacanze, della famiglia, del fine settimana… la routine di tutti affollava confusamente quel momento che per una donna era comunque speciale e irripetibile. Ad un certo punto, ci raccontava la nostra amica, quella donna cominciò a cantare nella lingua del suo popolo, parole incomprensibili con cui stava celebrando l’arrivo di una vita nuova. Quel canto fece stare tutti zitti attorno a lei e costrinse ciascuno a riconoscere come sacro quel momento. Quella vita venne al mondo udendo il canto di sua madre e nel silenzio stupito di quanti si stavano adoperando perché nascesse. È sacra la vita, quando fiorisce come in ogni altro istante del suo esprimersi. Natale torna a dirci questo. Che la vita è sacra e non possiamo che dirle ancora sì. Sì, alla nostra vita, sì alla vita di ognuno. E da quel giorno, dal Natale di Gesù non si può più dire Dio senza l’umanità né l’umanità senza Dio, questo è risacralizzare il Natale, come dicevo all’inizio. C’è un’altra cosa che mi sta dentro con lo stesso stupore, con la stessa riconoscenza del momento in cui mi è stata detta, da Diego, un amico di vecchia data. L’ultima volta che ci siamo visti mi ha detto più o meno queste parole: non è scritto forse che siamo creati ad immagine di Dio, che gli assomigliamo? Quindi, continuava Diego, siamo come Dio! Dunque… non posso dire che Dio è come noi, non posso dire che Dio è come me? Quelle parole mi hanno profondamente toccato. Io come Dio, Dio come me. Natale è anche questo, è ritrovare un Dio che non giudica la vita ma l’accoglie, non serra le braccia ma le spalanca come quelle immagini di lui Bambino che trovano posto nei nostri presepi. Lui a braccia larghe per ospitare la nostra umanità, così com’è! Lui a braccia larghe per dirmi che al mondo si sta così! Perché ogni vita è sacra. Finisco. Maria Elena, l’altra ostetrica che abbiamo incontrato con i ragazzi delle medie ci diceva che ogni volta che un bambino nasce nascono anche un papà e una mamma, nascono dei fratelli, nascono dei nonni, nascono degli zii. A Natale nasce la vita, a Natale, questo Natale, io come nasco?


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