Domenica 11 aprile 2021 – II di Pasqua B – Giovanni 20,19-31
“Non essere incredulo, ma credente!”. Questa è la frase che Gesù consegna a Tommaso e a noi che il vangelo lo ascoltiamo oggi. Certo: credere! Ma in che cosa e a chi? I segni dei chiodi nelle mani e del colpo di lancia nel costato che Gesù mostra e che tornerà a mostrare a Tommaso in seguito, di cosa sono segno? Della risurrezione? Se non vedo… non credo! Sentenzia Tommaso. Quelle ferite sul corpo risorto del Maestro sono segno del fatto che a risorgere è una vita donata, consegnata, offerta. “Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù”, leggiamo dagli Atti. “Anche io mando voi”, leggiamo da Giovanni, loro e noi, per testimoniare la risurrezione. Sempre Giovanni precisa che di segni Gesù ne fece molti altri, oltre quelli che troviamo scritti nel suo vangelo. E molti sono quelli che attraverso di noi danno continuità e quindi sostanza a quel libro. La buona notizia, il vangelo è quello che scriviamo noi in quanto testimoni della risurrezione. Venerdì sera ho incrociato alcuni ragazzi che si stavano divertendo, da un piccolo dialogo che intesso con loro scopro che le scarpe che uno di loro indossa costano mille euro, gli sono appena state regalate. Non indago se siano stati i suoi genitori, forse non vorrei sentirmelo dire ma è probabile che sia successo questo. Mille euro ai piedi. Potrei essere capace anch’io di queste follie se di soldi ne avessi tanti? Non lo nego e poi forse ai figli concedi quello che non concedi a te stesso, oppure, semplicemente perché puoi, lo concedi a te stesso e a loro. Mille euro per un paio di scarpe. Ma non so se fare lo scandalizzato, che tu abbia tanti o pochi soldi, generalmente li spendi per te o li conservi per te. E allora la pagina di Atti sembra letteratura di fantascienza: “fra loro tutto era comune”, “nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva”, “nessuno tra loro era bisognoso”, “quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di quanto venduto, poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno”. Quali sono i segni della risurrezione? Il cero pasquale in chiesa, l’acqua benedetta durante la veglia, tornare a cantare alleluia? Sono questi i segni della Pasqua? O non piuttosto il reale tentativo di avere un cuore solo e un’anima sola? La Pasqua o mi fa essere segno di questo o non c’è Pasqua. Ad inizio marzo il nostro caro Draghi ha detto no, un no secco, alla proposta europea, caldeggiata da Germania, Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Svezia, di inviare in Africa 13 milione di dosi di vaccino anti Covid comprate dall’Unione Europea, visto i costi del vaccino inaccessibili a tanti paesi del continente africano. L’Italia di Draghi ha detto no senza se e senza ma e non ha neppure accennato alla possibilità di posticipare l’intervento. Avevano un cuore solo e un’anima sola? Capiamo bene che quest’unità non ha confini se non quelli che si dilatano comprendendo l’uomo di ogni latitudine. Noi testimoni della Pasqua? Non è scontato che lo siamo. Non basta celebrarla la Pasqua, la Pasqua è un segno da vivere e le ferite devono essere visibili, altrimenti cosa mostriamo? La carta di credito per comprare a nostro figlio un paio di scarpe da mille euro? Domenica scorsa abbiamo detto la nostra soddisfazione per aver raccolto ottomila euro a favore dei poveri nel corso della passata Quaresima. Non so cosa dire a questo punto… sono tanti o sono pochi? Ma lasciamo perdere i soldi, anche se sono un buon indice per capire quanto ci compromettiamo con la vita degli altri… e le risorse che sono il nostro tempo, le nostre energie, i nostri pensieri, il nostro indignarci, il nostro patire… quanto il bisogno dell’altro, vicino o lontano, li scomoda, li provoca, li orienta? Siamo un corpo, e il corpo è sano se ogni sua parte riceve l’attenzione che merita. È da poveri illusi pensare che quando una parte di questo corpo che siamo è soddisfatta lo sia in realtà tutto il corpo che siamo.
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