Domenica 6 giugno 2021 – SS. Corpo e Sangue di Cristo B – Marco 14,12-16.22-26
Mangiare la Pasqua, questo troviamo scritto nel vangelo di oggi. Cos’è la Pasqua? È il passaggio dal vivere per se stessi all’esistere per gli altri. Ma già la parola esistere basterebbe perché ciò che significa racconta di noi in rapporto agli altri. Esistere, cioè, stare fuori di sé, abitare l’incontro. La Pasqua è questo. Mangiare la Pasqua è come entrare in una nuova terra. Pasqua per l’ebreo è memoria di un passaggio. In virtù della Pasqua del Cristo è passaggio dal per me al per te, al per tutti. Nel rito porgendo il pane e il calice diciamo per voi e per tutti. Mangiare la Pasqua è accettare di espropriarsi, è come dire: comincio ad appartenermi nel momento in cui inizio a non appartenermi più. Nel vangelo si legge che la Pasqua va preparata. Non ci si improvvisa nell’avventura del per… non è spontaneo, naturale, tanto meno facile questo passaggio pasquale perché l’altro sapete cos’è? è la mia morte, è il mio ridimensionamento, è il confine al mio ego, è il rimpicciolimento di me, è il mio contenimento. A questo ci si prepara… è la scuola a cui torniamo domenica dopo domenica nell’eucarestia che celebriamo consapevoli che il vero banco di prova è la vita e tutto ciò che essa ci fa conoscere e incontrare. Salviamo la devozione al sacramento ma ricordiamoci che il sacramento è segno e non si basta. Il segno rimanda sempre a qualcos’altro e soprattutto all’altro, agli altri. Che l’eucarestia riceva i nostri onori va bene ma è tutto inutile e perfino sacrilego se l’uomo non riceve gli stessi onori. Non potendola ricevere in bocca qualcuno riceve l’eucarestia su una mano ricoperta di un fazzoletto perché immagina che le sue mani non sia sufficientemente pure per riceverla, come fosse pura la bocca che la ingerisce. Ma se non tratto con i guanti l’altro, il fratello non profano forse l’eucarestia che pur ricevo con tanto fervore? Non so se è per questo che tanti di voi non la vogliono, perché sanno di non di riuscire a trattare l’altro con lo stesso rispetto. O forse mi illudo ed è invece ancora perché pensiamo che l’eucarestia sia il pane dei perfetti e non invece il pane di pellegrini che cocciutamente accettano di passare dal per me al per te… cioè di vivere la propria Pasqua. Ve l’ho già detto in qualche altra occasione simile. Gesù pronuncia le parole: Prendete, questo è il mio corpo, bevete, questo è il mio sangue solo quando pane e vino passano di mano in mano. Pane e vino condivisi, spartiti. Questo è il suo corpo, questo è il suo sangue… vita che circola, che passa da me a te, da te a me. Questa è la Pasqua da preparare e questa è la Pasqua a cui farsi trovare pronti perché sia la mia. “Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi”. Cos’è il monte degli Ulivi? È il luogo in cui cominciare ad esistere nel vero senso della parola. È lì che per Gesù comincia il passaggio. Il nostro dove inizia?
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