Immacolata – 8 dicembre 2021 – Luca 1,26-38

Pubblicato da emme il

Non so se serva tornare a dirci quale sia il motivo della festa odierna. Un po’ perché lo do per scontato e un po’ perché non vorrei ci inoltrassimo in questioni non così facilmente dipanabili. E allora piuttosto attingo alla vita che mi ha offerto un paio di assist per l’omelia di oggi. Ho incontrato un anziano padre che mi parlato, come ogni volta che ci si vede, dei suoi tre figli, grandi. Li abbiamo passati in rassegna tutti e tre ma quando siamo arrivati a parlare di: puntini, puntini, puntini… se ne è uscito dicendo… “ecco, lei è piena di grazia”. Chiaramente è stato spontaneo pensare a quello che diciamo nell’Ave Maria ripetendo le parole di Gabriele: piena di grazia. Io che conosco abbastanza bene la figlia di questo anziano signore ho pensato che davvero quest’espressione, che solitamente ha come unica destinataria Maria, in realtà può essere il modo in cui parlare di persone sempre disponibili, di persone accoglienti, di persone ospitali, di persone premurose, di persone sensibili, di persone attente al bisogno degli altri, di persone includenti, di persone il cui grembo sa dilatarsi. E la figlia di quest’uomo è proprio così! Piena di grazia, lo direi anch’io. E sempre la settimana scorsa ho incontrato una giovane donna che mi raccontava di quanto stesse bene nel suo ambiente di lavoro grazie alla persona che dirigeva il suo settore, una donna speciale, a suo dire, che non crea tensione, che appiana le controversie, che riconosce il talento, che contribuisce a creare un ambiente disteso, pacificato, non conflittuale, non competitivo. Quanto mi ha fatto bene sentire queste cose. È la grazia che migliora la qualità della nostra convivenza. Non so cosa ci passa per la testa quando pronunciamo o sentiamo questa parola: grazia. Io l’associo alle parole tenerezza, morbidezza, apertura, duttilità, malleabilità. Nella lingua ebraica la parola rahamim, una parola composta da rahem, che significa utero, e mayim, che significa acque, potrebbe tradurre, non indebitamente, questi concetti ma in maniera decisamente fisica. Rahamim dunque: sono le viscere, gli uteri, le parti molli del nostro dentro in contrapposizione a ciò che è duro, rigido, inflessibile. Cosa serve per nascere se non la possibilità che qualcosa si dilati, si deformi, addirittura si sformi, si sciolga, si ammorbidisca, si allenti… Ecco! È la festa di Maria che è detta la piena di grazia ed è la festa di coloro che decidono di abbandonare l’intransigenza, di deporre la rigidità, di licenziare l’austerità per riuscire a mettere al mondo altra vita. La grazia di Maria (Rallegrati, piena di grazia) e la grazia di Dio (hai trovato grazia presso Dio) si incontrano e il frutto è la bellezza di una vita nuova, diversa. La vita di un uomo che scioglierà i nodi anziché stringerli, che libererà esistenze anziché opprimerle, che aprirà futuro anziché condannare al passato. La grazia avrà un nome: Gesù. È il frutto di un grembo, quello di Maria, e il nostro.


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