Santa Famiglia – 26 dicembre 2021 – Luca 2,41-52
Certo che mettersi davanti ad un foglio bianco nel pomeriggio di Natale non è proprio facile perché non è facile ordinare i pensieri quando la giornata non è finita e già devi pensare a cos’altro dire domani. Guardo fuori e tutto è davvero immobile. Per strada non c’è proprio nessuno. Buon segno, forse la gente è davvero tutta radunata, speriamo non stipata, nelle case a rimettere insieme il puzzle famigliare, ognuno alle prese col suo. Ieri la famiglia canonica, alla quale si è aggiunto un ospite improvvisato che avrebbe fatto Natale tutto solo steso su una panca (della chiesa di San Giuseppe) di questa chiesa dopo essersi preso un panino al bar del patronato. Oggi è il turno della mia famiglia. Se non fosse ancora chiaro sto facendo questi discorsi perché la domenica dopo il Natale è dedicata alla Santa Famiglia, quest’anno santo Stefano è messo nel sottoscala… Nell’ultima serata del percorso Tessere l’umano, Ennio Ripamonti, psicosociologo, ha presentato una ricerca che gli è stata commissionata dal Comune. Il dato che fra tanti più mi ha colpito è il fatto che poco meno di un terzo dei nuclei famigliari, una percentuale leggermente più alta qui a Cassola rispetto alla media nazionale, è composta da persone che vivono sole. Quasi 1800 su 6.000 nuclei famigliari. Tanti! Quindi 1800 persone su 15.000 che vivono sole. È un dato che fa riflettere se poi pensiamo che possa trattarsi più frequentemente di persone in là con gli anni e sole perché hanno perso il partner. Famiglia e famiglie, io ne ho almeno due, o forse tre se penso a quella sparpagliata qua e là fatta di amici collezionati un po’ ovunque, ma ne ho avute tante nel corso della mia vita. La famiglia: istituto certo fondamentale, ci mancherebbe, ma senza sacralizzarlo, di santa ci basta la famiglia di Nazaret… se poi mettessimo i puntini sulle i di commenti potremmo farne anche sulla famiglia che oggi mettiamo sul piedistallo, ma non mi sofferto… c’è ancora la santa inquisizione tra noi e non voglio inutili grane. Le nostre di famiglie fanno come possono… c’è chi, deluso, fa i conti con rapporti fraterni irrimediabilmente rotti, chi si lecca le ferite per rapporti coniugali falliti, genitori che fanno fatica ad accettare le originalità dei loro figli, figli che non hanno ancora perdonato la fallibilità dei loro padri e delle loro madri, c’è chi vive a mille miglia da casa e sogna ritorni, ricongiungimenti e intanto fa famiglia con chi è disposto a farlo sentire a casa… non voglio tirarla troppo per le lunghe senza magari dire poco o nulla. La cosa importante oggi me la dice Giovanni nella sua prima lettera: siamo figli amati. Quest’amore gratuito, abbondante, generoso mi dilati il cuore e mi aiuti a non contenere e trattenere l’energia del bene possibile. Amati, amiamo. La festa della Santa Famiglia mi aiuti ad immaginare possibili dilatazioni di questo concetto che di per sé non è già più così tradizionale. Dilatare per includere al fine di evitare di trovare riparo in quel tremendo modo di dire: “tengo famiglia!”. Ce la ricordiamo tutti la storia del dolce Remi… è la storia che ha emozionato tanti bambini di un tempo. Ebbene era tratta da un libro dal titolo Senza famiglia di Hector Malot. Famiglia… un concetto continuamente da inventare e questo, sia chiaro, in nome del vangelo.
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