Seminario: luogo di crescita umana e spirituale
Le testimonianze di educatori e seminaristi
«Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24, 35). È il Vangelo di Matteo che Nicolò Rodighiero, giovane seminarista vicentino, prende in prestito per spiegare cosa il seminario abbia rappresentato per lui e il suo cammino di fede.
Nicolò, 28 anni, ordinato diacono il 9 maggio 2021, al momento presta servizio presso l’unità pastorale di Magrè di Schio (VI) ed è in procinto di concludere i suoi studi in teologia.
La vita in seminario viene descritta da lui come una forte e intensa esperienza di comunità cristiana, che mette alla prova, che raccoglie attorno alla Parola di Dio esperienze umane e modi diversi di vivere la Chiesa. Questa ricchezza, grazie alla condivisione, alla preghiera e soprattutto alla ricerca di Dio, diventa crescita umana e spirituale per tutti coloro che hanno scelto di parteciparvi. Durante gli anni formativi i seminaristi sono chiamati a compiere un attento discernimento durante il quale, come in ogni percorso umano, alcune consapevolezze mutano, alcune certezze lasciano il posto ad altre… Si vive la sensazione di trovarsi costantemente in cammino, fuori e dentro di sé, mantenendo come solido punto di riferimento il rapporto intimo con Gesù.
Per rendere completo questo “lavoro” di discernimento – ci tiene a precisare il rettore don Aldo Martin – il seminario di Vicenza, la Diocesi e il Vescovo hanno da sempre a cuore che il percorso di crescita del giovane avvenga in modo armonico, basandosi sulla conoscenza di se stesso e senza trascurare la componente dello sviluppo umano. Molteplici sono dunque le occasioni che i seminaristi hanno di porsi in dialogo e confronto con realtà ed esperienze diverse che vadano ad arricchirli – continua don Martin – come è accaduto con la preziosa testimonianza del vescovo comboniano Christian Carlassare. «Il nostro seminario è spalancato» ricorda il rettore.
È fondamentale coniugare la parola di Dio con l’ascolto della contemporaneità, intercettandone le domande, le sfide e le contraddizioni, per rimanere ancorati all’oggi e non divenire – come sottolinea don Martin – «isole distaccate dalla realtà».
Infatti, rientra nel ruolo degli educatori – con il rettore ci sono don Massimo Frigo, don Matteo Lucietto e don Andrea Dani – il compito di trasmettere questa attenzione al mondo contemporaneo, che quest’anno si è tradotta nell’approfondimento della tematica delle relazioni di aiuto, fornendo ai seminaristi alcuni strumenti per affrontare situazioni di sofferenza, spesso presenti nelle nostre comunità, come i lutti e le difficoltà economiche. Altro aspetto imprescindibile è la presenza della comunità nella formazione dei seminaristi; così come la dimensione cristologica, cioè il radicamento nella persona di Cristo, si affianca a quella ecclesiologica, ovvero di radicamento nella comunità dei fedeli. Al percorso formativo specifico dei seminaristi, gli studi in teologia, è essenziale infatti anche la condivisione del cammino diocesano con gli altri fratelli e sorelle.
È in questa moltitudine di esperienze diverse che si colloca anche il cammino propedeutico della comunità “Il Mandorlo”, della quale è responsabile don Andrea Dani, e che offre la possibilità di iniziare la propria esperienza di discernimento. La sede del Mandorlo è da sei anni nella parrocchia di Santa Caterina a Vicenza, dove si trova anche il Centro Vocazionale “Ora decima”. Qui diversi ragazzi e ragazze s’incontrano per percorsi vocazionali differenziati, rappresentando per i giovani della comunità un’ulteriore ricchezza spirituale e di amicizia.
Tutto il percorso del seminario, dunque, si muove nella direzione della sinodalità, cioè della condivisione, attraverso una quotidianità che vede alternarsi la preghiera, lo studio e il servizio.
Lo scopo rimane quello di comprendere sempre meglio la vocazione del prete, anche attraverso esperienze parrocchiali in diocesi. Il cammino di fede procede passo dopo passo in sintonia con la formazione umana, per giungere ad una consapevole scelta vocazionale e imparare ad essere – come dice don Andrea Dani – «esperti di umanità». In questo si rivela essenziale il lavoro degli educatori i quali – precisa il seminarista Nicolò Rodighiero – per mezzo dell’ascolto e dell’accoglienza, mostrano con il loro esempio di vita quotidiana il loro modo di vivere la Chiesa e di servire la comunità, animati dalla fede e dalla passione per l’umanità. Perché la vocazione – e sono d’accordo su questo il responsabile del Mandorlo ed il seminarista – non è qualcosa di esclusivamente individuale, una scelta improvvisa calata dall’alto, ma ha le sue radici nella comunità che con i suoi esempi e le sue diverse voci stimola ogni persona ad un processo di discernimento, come frutto degli esempi e delle testimonianze incontrate lungo il suo cammino. A differenza di ciò che comunemente si può pensare, vocazione e missione sono concetti indissolubilmente legati. «Nessun gesto eroico e nessuna realizzazione personale», conclude Nicolò, «è dalla solidità del rapporto di fede con Gesù che si prende la decisione di votarsi, donarsi alla comunità».
La giornata del seminario, che verrà celebrata in diocesi domenica 23 gennaio, diventa dunque occasione, non solo di preghiera per i giovani che stanno attraversando questa fase del cammino e di sostegno economico per il seminario, ma anche di sensibilizzazione di una realtà importante. Pur nelle diverse fasi, anche di crisi e di evoluzione, il seminario è il segno di una Chiesa viva e presente nel territorio. Don Andrea Dani conclude precisando la necessità di una «corresponsabilità rispetto alla vocazione», tanto che la giornata del seminario ricorda alle realtà parrocchiali che la vocazione nasce proprio al loro interno e che la preghiera deve coinvolgere non solo i seminaristi, ma tutti i giovani.
0 commenti