Commento domenicale 30/01/2022
Domenica IV T.O. anno C
“.. La carità non avrà mai fine.. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità:” (1Cor.12,31-13,13)
Questa domenica parliamo di un aspetto dell’amore (la religiosa carità); il perdono. Paolo chiama il perdono charìzomai e lo riferisce alla charis (grazia) da cui risuona la nostra parola “carezza”. Un perdono, qualsiasi perdono quindi è come una carezza di Dio verso di noi. Come non pensare alla prime parole di Gesù sulla croce: ”Padre perdona loro…”.
Il punto fermo di San Paolo è la volontà di salvezza di Dio per tutti gli uomini (1Tm 2,4) e anche oggi l’appello di Paolo è a credere nel suo inviato.
Nella parabola del “figliol prodigo” (Lc. 15,11-32) tra le righe e gli spazi bianchi del racconto si intuisce che il padre sapeva che quel figlio minore se ne sarebbe andato via da casa, era nel diritto del figlio, di uomo libero, andarsene, sapeva anche che lo avrebbe aspettato e poi accolto una prima volta e poi chissà quante volte ancora. I due fratelli hanno avuto la loro parte, anche noi abbiamo avuto il nostro e siamo liberi di rifiutare il padre, il peccato è il nostro rifiuto, il peccato è una nostra libertà, ma c’è sempre il Padre ad attenderci, in lui c’è pienezza di libertà e solo lui è il creatore capace di cose eterne, di perdono, di amore che non avrà mai fine.
Ma già ora possiamo gioire del perdono perché, con gli occhi della fede, possiamo toccare il Signore realmente presente, durante la messa, nella lettura del Vangelo (Ordinamento del messale nr.134), così come c’è la presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, e se lo tocchi il Signore ti scoppia dentro e poi fa tutto lui: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. (Mc.5,28)
Buona domenica
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