Domenica 20 marzo 2022 – III di Quaresima C – Luca 13,1-9
Sembra di assistere ad un pezzetto di telegiornale leggendo i primi versetti del capitolo 13 di Luca, sembra quasi di sfogliare un quotidiano e di imbattersi nella crudezza di certe notizie, nella drammaticità di certi fatti… spargimento di sangue per mano di qualche potente o prepotente, disastri più o meno naturali, più o meno dolosi. Facevano rumore quelle notizie che rimbalzavano di bocca in bocca come fanno rumore quelle che rimbalzano oggi da una chat all’altra. Noi popolo di fabbricatori e di divoratori di chiacchere che si fanno sulle disgrazie degli altri, pronti, oggi come allora, a sputare sentenze, ad emettere giudizi, a schierarci di qua o di là, ad assolvere o a condannare. Quanta nostra quotidianità, non serve andare tanto lontano da noi, malata per eccesso di contrapposizione, per il furioso scatenarsi di reciproche accuse, per la meschina pratica del farci le scarpe… Gli altri? Sempre più peccatori di noi, sempre messi peggio di noi, sempre colpevoli, sempre meritevoli di quanto in negativo si riversa loro contro. Pensavo a questo come ad un vangelo parecchio ostico ma di fatto lo avverto provocante, lo sento vivo, perfettamente calzante con quanto involontariamente mi è capitato recentemente di sperimentare. Sfiorato dalla fatica di altri, dalla loro angoscia, raggiunto da un’emotività indomabile e incomprensibile mi avvertivo ferito e sentivo che in me si facevano strada la rabbia, il giudizio e montavano l’insofferenza, il rifiuto, la presa di distanza… tutto per difendermi… da te. E nel frattempo l’abisso si allarga. E se dovessimo far emergere, non le risposte, ma piuttosto le domande da quanto stiamo leggendo, visto che sono le domande a metterci eventualmente in cammino, a farci fare percorsi? Ecco quelle che sono fiorite stando dentro questo vangelo: e tu cosa stai facendo mentre attorno a te capitano cose? Mentre persone sono in balia di certi eventi, fosse anche la loro esuberante emotività? Sono gli altri ad essere sbagliati? Cosa faccio perché qualcosa cambi? O mi incaponisco anch’io e contribuisco ad ingrandire la tensione anziché disinnescare la bomba? Ecco il senso di quel: “perirete tutti allo stesso modo… se non vi convertite”. Non si tratta di una conversione morale, è proprio far sbollire le situazioni, è decidere di cambiare prospettiva affinchè tutto non degeneri fino a renderci complici dell’irreparabile. Cambia il tuo sguardo altrimenti fallirete e soccomberete tutti sotto il peso di reciproche e sterili accuse. Questo concetto trova esplicitazione nella parabola del fico senza frutti. Un tale l’ha piantato e torna e ritorna a cercarvi frutti, l’ha fatto per tre anni di seguito. Ho scoperto che l’albero di fico impiega cinque anni per fruttificare. Non è che forse quel tale ha preteso anzitempo ciò per cui doveva solo aspettare un altro po’? Sei tu che devi darti una mossa o sono io a dover aspettare? Capite? Cosa posso fare perchè il tuo buono fiorisca? Questa è la domanda. Cambiare sguardo o ampliarlo… non restare chiuso dentro i miei schemi. L’albero di fico è longevo e fruttifica per 30/40 anni. Quello che non riesci a gustare oggi lo gusterai a lungo domani. Sbarazzarsi dei fastidi sarebbe la strada più spiccia, più economica, più apparentemente vantaggiosa. Oppure… prenditi cura e ti accorgerai che la cura per altro e per altri, curerà te, la tua impazienza, la tua speranza. I frutti matureranno anche sull’albero che sei tu.
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