Domenica 1 maggio 2022 – III di Pasqua C – Giovanni 21,1-14
I discepoli sono tornati da dove son venuti. A fare cosa? Il mestiere di prima? Forse no, forse stan tentando di pescare uomini e donne dal mare insidioso del vivere così come il Maestro aveva loro chiesto, chiamandoli, anni prima. Senza risultato sembra: “quella notte non presero nulla”. È il fallimento che sperimentiamo in tanti, forse tutti, barcamenandoci nell’avventura del vivere. Chi può dire di aver mietuto senza fatica il suo raccolto? Chiediamolo ai genitori o agli educatori in genere… Ma non continua ad essere notte anche sul mondo che non ce la fa a generare la pace, su questo fronte cosa stiamo pescando? E le chiese, che stagione conoscono? Non è forse il tempo desolante della dispersione, dell’allontanamento, dell’insignificanza? I segnali ci sono tutti, nulla ci conforta rispetto alla possibilità di un’inversione di tendenza. Ma si legge: “Quando già era l’alba”, e questa annotazione temporale non è priva di valore. È l’alba della Pasqua e di ogni possibile Pasqua. Nella testa di ciascuno transitano fulminee immagini d’albe che vorremmo ci sorprendessero, albe per vite segnate dal dolore, per esistenze appese ad un filo, dilaniate dalla fatica, arrancanti su tanti fronti. Albe per vite disperse, frammentate, non risolte, non in pace. No, non abbiamo nulla da mangiare, nulla da offrire, nulla per dare energia a passi davvero stanchi. “Gettate la rete dalla parte destra della barca” è l’indicazione che offre quel Gesù che ancora una volta ci raggiunge dove siamo. Che senso dare a questa indicazione? La parte destra è quella trafitta del suo costato. È l’iconografia di sempre a consegnarci questa immagine. Una ferita che è come utero che da acqua e sangue genera ogni vita. Dal cuore di chi si dona viene l’abbondanza che ci manca, è il coraggio di osare, è l’audacia di varcare la soglia del misurarsi, del trattenersi, del contenersi. C’è un altro passaggio interessante, Pietro nudo che si veste. È la nudità dei nostri progenitori, svestiti dal peccato, ma che Dio rivestirà ricoprendoli di pelli. Pietro rivestito è Pietro perdonato e non svergognato, è Pietro ridestato alla vita a cui è riconsegnata dignità dopo l’indegno rinnegamento che l’ha visto protagonista. Sulla spiaggia dell’incontro, come attorno a questo altare, il pane che si spezza è sempre Gesù, il resto è quello che possiamo finalmente mettere anche noi dopo aver ridisegnato i contorni del nostro donarci. Quei 153 grossi pesci insieme rappresentano l’umanità che tutta si raduna e si raccoglie attorno al tavolo dei figli per ricevere la dose di dignità e di rispetto riservata a ciascuno. È Gesù che ridistribuisce pani e pesci, come all’inizio perché nessuno resti senza, perché nessuno sia escluso dal cerchio della fraternità. Ci vuole sempre lui, speriamo arrivi il momento in cui basteremo noi per fare giusto il mondo. Giusto per tutti.
0 commenti