Domenica 26 giugno 2022 – 13° TOC – Luca 9,51-62
Decidere è imboccare un sentiero ma è anche rottura con una consuetudine, è sterzate decise, è virate coraggiose. L’evangelista Luca, nel brano di questa domenica, attraverso due parole rafforza il concetto: fermezza e chiarezza. Nella fermezza e nella chiarezza Gesù sceglie. Decidere è anche prendere le distanze da cose e persone, lo ha messo in evidenza la seconda parte del passo in questione. Decidere è probabilmente anche deludere, è amareggiare qualcuno, è creare incomprensioni. L’originale greco rende un po’ più plastica la scena descritta. Decidere non è solo movimento interiore ma coinvolgimento del tutto di noi, non ne è esclusa la nostra fisicità. La frase “prese la ferma decisione di…”, può diventare, come già si legge in Isaia: “rese la sua faccia dura come la pietra”, indurì il volto, nel desiderio fermo e chiaro di trascinare tutto il sé verso altro, oltre ciò che trattiene, lega, contiene e quindi spegne, magari incupisce, intristisce. È questione di sacra libertà. Qualcuno dice che i nidi e le tane a cui fa riferimento il vangelo siano l’immagine del materno, cioè il mondo dei bisogni e delle sicurezze, a cui poi si aggiunge il paterno nell’idea di quel morto da seppellire, e quindi del dovere da compiere, della legge da rispettare, ne troviamo traccia anche nella vocazione di Eliseo, la prima lettura di oggi. Forse anche la nostra vita può essere punteggiata di presenze che ci hanno impedito, perché gliel’abbiamo anche permesso, di fare della vita non la realizzazione di una verità che sta fuori di noi, ma del vero che siamo. La vita non può rimanere solo un debito nei riguardi di qualcuno, avrò sempre l’idea di dover pagare un riscatto per essere libero e vero. Ma perché non dire che la vita è punteggiata anche di presenze libere che liberano, immagino che l’esperienza ce lo possa confermare. Stiamo facendo (abbiamo fatto ieri sera) memoria dei 50 anni di vita presbiterale di don Adriano. Cos’è la vita? Azzeccare la riposta giusta? Quanti fra noi parlano ancora di destino, quasi fosse già scritto il copione di ciascuno e la sfida fosse semplicemente quella di interpretarlo al meglio, senza sbavature. La vita è ben altro, è semplicemente chiamata ad essere liberi per servire gli altri nell’amore. Nello scorrere dei giorni, così come è avvenuto nella vicenda di Cristo, tenti di abitare al meglio la vita in risposta a ciò che ascolti dentro di te e attorno a te. “Ti seguirò dovunque tu vada dice il tale che per primo accosta Gesù nel suo viaggio verso Gerusalemme. Gerusalemme è certo la città del donarsi senza riserve, senza condizioni, e può essere la strada di ciascuno dei suoi discepoli, è auspicabile, ma ognuno farà i conti con se stesso, ognuno renderà vero a modo suo un cammino di libertà che possa coincidere con la verità di se stesso. Solo nella verità di noi possiamo avventurarci nell’amore. La verità ci faccia liberi. Approdare al vero di noi ci aiuti poi a non incastrare, a non incasellare, a non condizionare la vita degli altri ma a liberarla piuttosto perché sia anch’essa libera di consegnarsi nel vero di sé.
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