Commento domenicale 09/10/2022
Domenica XXVIII T.O. C
“Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”. Appena li vide, Gesù disse loro ad alta voce: Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: “Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?” E gli disse: “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”.
(Lc 17,11-19)
Non è facile da lebbroso cercare l’incontro e poi mettersi alla sequela di Gesù. Certamente lo sapeva Etty Hillesum, giovane ebrea morta a 29 anni ad Auschwitz vivendo nel mezzo dell’assurdità del male con un vuoto nella mente incapace di dare un qualche minimo senso alla vita.
Etty si era convertita al cristianesimo e l’incontro che salva col Cristo le aveva dato la forza di una fede matura ed è stato per lei uno spiraglio celeste negli spiccioli di vita che sapeva le sarebbero rimasti. Scriveva più volte nei suoi diari: “La vita è bella” (anche Benigni ha detto “la vita è bella”, ma non da un campo di concentramento), e l’unica paura che aveva era di farsi impadronire dal rancore e dall’odio. Dovunque mi troverò, scriveva, cercherò di irradiare un po’ di quell’amore che porto dentro perché debbo realizzarmi nel mondo che trovo, nel mondo voluto e realizzato dagli uomini.
Qui di seguito una sua stupefacente preghiera: “L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi, mio Dio. Sì mio Dio, sembra che tu non possa fare molto per modificare le circostanze attuali, ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi ad ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi.
(Diario 1941-1943, Adelphi Milano 1996)
Buona domenica
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