Battesimo del Signore – Domenica 8 gennaio 2023 – Matteo 3,13-17
In questi giorni mi sta col fiato sul collo una nonna, non di qui, che vuole che il figlio battezzi a tutti i costi il nipote ormai grandicello, fa l’asilo. Di fatto i genitori, che abitano lontano, non sono minimamente interessati alla questione, semplicemente non si oppongono e cedono le armi davanti alle insistenti pressioni, e ai ricatti affettivi dell’anziana che sul nipote, tempo addietro deve aver già praticato in autonomia qualche rito: segni di croce con l’acqua benedetta, unzioni con olio santo, cosa sia poi quest’olio santo vorrei tanto capirlo… al mercato del sacro si trova probabilmente un po’ di tutto. Per un verso capisco questa attempata signora che è carica delle sue convinzioni, in larga parte, ahimè, alimentate dalla paura. Chissà cosa deve aver introiettato negli anni rispetto a questi temi, e di quali immagini tragiche di Dio dev’essere stata ingozzata la sua vita. Se suo nipote non viene battezzato e dovesse capitargli qualcosa che fine farà? O senza battesimo cosa diventerà? Capite che dobbiamo davvero diventare protagonisti di una profonda operazione di trasformazione. La fede non può essere alimentata dal terrore e non può essere apparentata con la magia e la superstizione. Siamo tutti battezzati ma al di là di quel che può aver originato il nostro battesimo: tradizione, obbligo, consuetudine, paura insieme a desiderio di appartenere, convinzione, adesione libera… oggi cos’è diventato il nostro battesimo? Vi riconsegno alcune parole di Enzo Bianchi scovate in un articolo di qualche tempo fa: fede… come atto assoluto che si consuma nel quotidiano rapporto con gli altri. Com’è possibile credere in Dio che non si vede, o in Cristo, se non si è capaci di porre la fiducia negli umani che vediamo e con i quali viviamo? Noi cristiani prima di lamentarci della crisi della fede in Dio dovremmo interrogarci sulla crisi della fede nel prossimo. Non è morto solo Dio, è morto anche il prossimo… il cristianesimo è negazione della religione alla quale basta un Dio per funzionare… nel nostro mondo globalizzato la marea di quelli che non credono in Dio è estesa e in crescita. Non sarebbe il caso che le chiese cercassero di rende complice questa realtà, di prestare attenzione alla fiducia, che non è assente… Teofilo di Antiochia, vescovo e teologo del II secolo, scriveva: “Tu mi chiedi di mostrarti il Dio in cui credo, ma io ti mostrerò l’uomo in cui credo e se tu vorrai capirai il mio Dio”. La fede in Dio non ha davvero altra modalità per esplicitarsi se non nella fiducia accordata all’uomo, per cui, come leggiamo da Isaia, non sarà spezzata una canna incrinata e non sarà spento lo stoppino di una fiamma smorta. L’uomo che sono racconta il credente che sono e il Dio in cui credo.
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