Commento domenicale 19/03/2023
IV DOMENICA Quaresima Anno A
Alcuni farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero; “Siamo ciechi anche noi?”. (Gv 9,1-41)
Oggi Giovanni ci racconta del cieco nato e dell’ostilità apposta dai farisei nel credere al miracolo operato da Gesù, anche di fronte all’evidenza delle testimonianze e che la causa fosse politica (la loro credibilità) e non religiosa è perché un miracolo non scandalizzava in sé perché anche i profeti facevano miracoli, in nome di Jahvè.
Ci sono molti modi di vedere di comprendere i fatti della vita e di credere. Non c’è solo l’orgoglioso pensiero scientifico a dominare i commenti o la semplice razionalità come fece anche San Filippo, l’apostolo, che disse “Se non vedo nelle sue mani i segni dei chiodi .. non crederò” (Gv 20,25-27). Quando parlava Gesù tutti costoro volevano vedere “Un segno dal cielo” (Mt 16), di quelli che sapevano bene che non sarebbero bastati mai, oppure gli chiedevano “Con quale autorità parli?” (Mc 11,27-33). Com’è possibile che le tenebre non lascino spazio alla luce? Per capire se una madre ti ama ad un bambino basta poco, lo sa e basta non servono misure o prove. Anche il pensiero morale della cultura di oggi non va oltre alla logica del “Ti ringrazio Signore che non sono ladro adultero e faccio le elemosine”; al rispettare i dieci comandamenti “Questo Signore io l’ho sempre fatto fin dalla mia giovinezza” (Mc 10,20). Il cieco miracolato ha compreso che Gesù è “profeta” il suo credere è stupore e riconoscenza verso colui che parla in nome di Dio, mentre i farisei si ostinano a tenere gli occhi chiusi e per loro è solo inquietudine e imbarazzo. Non basta per realizzare una vita vedere le cose nella loro naturale luce, così fan tutti, al cieco, come a noi, Gesù vuole donare un altro tipo di luce, la luce della fede. Non basta vedere occorre vedere con lo sguardo del cuore (Blaise Pascal), ed è solo quello sguardo che permette di leggere in un corpo di carne come quello di Gesù, il figlio stesso di Dio chinato sulle nostre fragilità.
Buona domenica
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