Commento domenicale 03/03/2024
I laici e la Chiesa.
La volontà del sinodo 2022-24, che si concluderà nell’Ottobre di quest’anno, è di promuovere tutte le ministerialità, liturgiche e non, che vengono svolte nella Chiesa. Si vuole così superare le diffidenze reciproche, le paure, per camminare insieme pastori e laici in ogni ambito della vita della Chiesa.
Le intenzioni di Papa Francesco, sono nel segno di un continuo completamento del Vaticano II, che definisce il mandato dei laici: “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (Lumen gentium cap.4) e aggiunge poi Papa Francesco che: “I fedeli laici non sono ospiti, ma a casa loro nella Chiesa, e sono perciò chiamati a prendersene cura.”
Mi piace l’espressione: “Nella Chiesa il sacerdozio è di tutti, le ministerialità di alcuni”, a voler dire che quello che identifica ed unisce i cristiani, è il Battesimo. Per prima cosa siamo tutti dei battezzati, per cui tutti siamo sacerdoti, re e profeti, poi vengono per alcuni le ministerialità (da minus = servo) necessariamente diversamente ordinate. A questo punto dobbiamo abbandonare il concetto di “laico” che si contrappone al “clero”, cioè il presbitero o diacono, contrapposizione di parole che non rappresentano però solo una diversità “giuridica” nel segno tradizionalista, ma di fatto nella mente di tutti pone il laico in una posizione di inferiorità o subordine, non di certo voluto dallo spirito teologico pastorale sinodale, che ci vuole accumunare tutti come “fedeli”. La Chiesa sinodale vuole essere meno ancorata al potere e più al servizio.
Dobbiamo superare paure e diffidenze reciproche, allora cominciamo con non usare più la parola “laico”, ma parliamo di “fedeli” e apriamoci tutti sinceramente alla innovazione, collegialità, sinodalità, iniziando noi “fedeli” a meritarci questo cambiamento di responsabilità in atto, con una maggiore volontà di continua formazione e generale impegno.
Buona domenica
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