Domenica 2 giugno 2024 – Corpo e Sangue di Cristo – Mc 14,11-16.22-26

Pubblicato da emme il

“Mentre mangiavano”. Quel gesto che noi ripetiamo Gesù l’ha collocato nel bel mezzo di una cena, certo non una cena qualsiasi, la cena pasquale. Ma di fatto fin da subito le minuscole comunità cristiane si radunavano nelle case, il primo giorno della settimana, mangiavano insieme e in quel contesto di convivialità molto informale, fraterno, inserivano il ricordo di quanto Gesù aveva detto e fatto in quell’ultima cena, per non perdere la memoria del senso che aveva dato alla sua vita. “Mentre mangiavano, prese il pane… prese un calice…”. Nei secoli abbiamo del tutto smarrito quel clima. Le comunità si sono ingrandite diventando per forza anche più anonime, il rito si è così dilatato fino a far scomparire di fatto il contesto di umanità cordiale in cui era immerso. Tutto si è istituzionalizzato e la forma ha scalzato il senso più vero di quell’incontro: crescere nella comunione facendo memoria di colui che ha dato sé stesso perché fossimo uno. Oggi, tutto è rito e regola e forma. In un contesto in cui, in un convenire abituale, il pasto era spartito, tutti avrebbero, ad un certo punto, spezzato lo stesso pane e bevuto allo stesso calice, per far memoria di Lui. Togliendo quel gesto dalla vita, e riducendolo a rito ne abbiamo tradito la natura e svilito la portata. Non è più di tutti quel ritrovarsi e non è più per tutti quel pane. È la vita il luogo, lo spazio per ospitare quel gesto, non il contrario. Sapete che la cattedrale di Vicenza sorge su una domus ecclesiae che è visitabile, potremmo andare a vederla insieme… una casa romana in cui un piccolo gruppo di cristiani si incontrava? Poi nei secoli è diventata ciò che è oggi, un tempio mastodontico dove, certo si celebra la Pasqua, ma in un clima completamente diverso da quello in cui la si celebrava nel V secolo. Magari ritorneremo a quella prassi e riassaporeremo quello che nel frattempo abbiamo perso. Torno a consegnarvi quello che sicuramente ho già avuto modo di dirvi… Gesù in quella cena pasquale prende il pane, lo spezza, lo consegna e così fa col calire, lo dà loro perché bevano e nel mentre le cose succedono, il pane è condiviso e il vino è bevuto, Gesù pronuncia le parole: “questo è il mio corpo e questo è il mio sangue”. Non è superfluo ricordarlo, anzi mi pare sia piuttosto centrale: il corpo e il sangue di Cristo siamo anche noi nel momento in cui cibarsi e dissetarsi di lui, che si fa dono, ci inserisce nella medesima dinamica. Lui offrì se stesso e noi ci ritroviamo non solo per far memoria di quel dono ma per abitare la stessa logica. Offrì se stesso. Chi? Lui? E io? Mangiare la Pasqua è assumere e fare propria l’idea che la vita è il passaggio necessario, se pur esigente, dal vivere per se al vivere per altro e per altri e questo capita di certo nella vita, il rito è solo il là che diamo perché succeda davvero.


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