Domenica 9 giugno 2024 – X del TOB – Marco 3,20-35

Pubblicato da emme il

Gesù è fuori di sé. E lo dicono i suoi. Se l’espressione la traduciamo dovremmo dire che Gesù è matto, è un folle, che non ci sta con la testa, non è a posto. E siamo solo all’inizio del vangelo di Marco, hanno visto ancora poco. Cosa sta dicendo, cosa sta facendo tanto da convincere i suoi ad andarlo a prendere perché non faccia altri danni, perché non si metta e non li metta ulteriormente in ridicolo? Restano folli, inopportune, anche oggi, anche per noi, molte delle cose che ha detto e tante delle cose che ha fatto. Ne dico alcune: non ha evitato i poveri, ha ripetutamente mangiato con loro, noi li teniamo a debita distanza, fuori dalle nostre case e fuori dalle nostre vite. Ha elogiato la fede e le opere di alcuni stranieri (il samaritano, la siro-fenicia, quell’unico che su dieci guarito torna a dire grazie), noi li pensiamo spesso come una minaccia, un ingombro, un fastidio, e li mandiamo in Albania, tranne quando ci servono a fare quello che noi non facciamo più. Ha distribuito misericordia senza ritegno e noi, con i nostri nemici, siamo impietosi se non addirittura spietati, esiste gente con cui abbiamo chiuso e definitivamente e non se ne parla che si possa ripartire. Nell’orto degli ulivi ha detto a Pietro di rimettere la spada nel fodero dopo che aveva colpito all’orecchio un certo Malco, uno dei servi del sommo sacerdote e noi continuiamo ostinatamente a foraggiare la guerra, ad aumentare le spese militari, a non riconvertire le fabbriche di armi, a non cercare strade più umane per dirimere i conflitti in atto in circa 70 angoli di questo mondo. Gli USA stanno dicendo a Israele di smettere di accanirsi contro Gaza ma di fatto la bomba che ha fatto 35 morti due giorni fa era di fabbricazione americana. Gesù si è scagliato senza troppi timori contro il potere del suo tempo, soprattutto contro il potere religioso che schiacciava l’uomo sotto il peso di un’idea contraffatta di Dio: le assurde regole di purità, il sabato contro l’uomo… e noi che continuiamo a tenere in vita un Dio che spesso sembra l’antagonista, il rivale dell’uomo anziché il suo alleato, un Dio da cui è meglio nascondersi, come leggiamo in Genesi. Evidentemente non siamo abbastanza fuori. Dovremmo esserlo un po’ di più. Dovremmo accettare di passare per ridicoli, di essere considerati fuori di testa. Cerchiamo di misurare l’evangelicità delle nostre scelte e delle nostre parole, l’evangelicità dei nostri ragionamenti. Che idea abbiamo dei poveri, della guerra, dei migranti, dei nemici, dell’economia, dei diversi da me… Mi piace pensare che l’uomo fuori di sé è probabilmente l’uomo che, come suggerisce Paolo, è riuscito a lavorare più alacremente, più strenuamente perché il dentro cresca, l’interno si dilati, il cuore si gonfi. Fossimo un po’ tutti un po’ più fuori di noi. Forse saremmo uomini e donne migliori.


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