Commento domenicale 10/12/2017

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San Giuseppe, 10 Dicembre 2017

 

Domenica II di Avvento anno B

 “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio…. (Mc. 1, 1-8.)

 Le parole “Figlio di Dio” rivolte a Gesù evidentemente sono state aggiunte al testo originario. Il Termine “Figlio di Dio”  nella letteratura ebraica ha molteplici significati. Quando noi diciamo Gesù Figlio di Dio intendiamo una cosa  molto specifica, venendo da 2000 anni di Cristianesimo, sappiamo che Gesù lo è in senso naturale, generato non creato della stessa sostanza del Padre, prima di tutti i secoli (lo diciamo nel Credo) ma nel gergo ebraico non vuol dire questo, ma persona che rappresenta Dio.  Nel senso tecnico, nell’ebraismo  figlio di Dio è il re, luogotenente di Dio sulla terra.  Il passaggio dal senso comune al senso proprio di Figlio di Dio è un’acquisizione della Fede cristiana “Chiunque crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio” (1Gv 5,1) dato che per gli ebrei era inconcepibile che Dio puro spirito avesse un figlio naturale. Gli ebrei che sono diventati cristiani hanno messo almeno 100 anni a comprendere questa cosa. Quando Caifa interroga Gesù chiedendogli se è il Figlio di Dio non intendeva quello che intendiamo noi, ma piuttosto se era lui il Messia. La domanda di Caifa non riguardava la sua divinità, la risposta di Gesù sì, ed è per questo che urlano “Ha bestemmiato!”.

Il concetto tutto teologico di Figlio di Dio non fu chiaro neanche secoli dopo dato che ci sono voluti concili ecumenici (Costantinopoli, Nicea etcc.) per spiegare che in Dio ci sono tre persone.

 

Buona Domenica

 

 

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