Domenica 9 febbraio 2025 – V TOC – Luca 5,1-11
Cos’ho ricevuto? E cosa oggi trasmetto? Oggi trasmetto quello che ho ricevuto nel dipanarsi di una vita intera. È l’annuncio di un vangelo che non è lo stesso di tempo addietro, di stagioni passate. È un vangelo che è andato via via rinnovandosi, non perché Dio cambi, ma perché ho avuto la fortuna, ascoltando, leggendo, incontrando di sperimentarne la vasta ricchezza. Non è sempre stato il Dio di Gesù quello in cui mi sono imbattuto e so che Dio continuerà a svelarsi per farmi conoscere di lui ciò che non ho ancora intravisto. Chissà chi o chissà cosa mi accompagnerà in quest’oltre ciò che, per adesso, ho solo intuito o non sto ancora immaginando. Credere è andare verso un Dio sconosciuto, un Dio sorprendente, un Dio che sbalordisce. Il rischio di un revival nostalgico di un’idea antiquata e antievangelica di Dio è sempre in agguato. I tentativi di rimettere sul podio il Dio che serve a noi sono continui e ne sono il frutto i tanti nazionalismi religiosi che fioriscono, che riprendono forza, come sta avvenendo negli Stati Uniti, come succede in Russia, in Iran e in tanti altri paesi del pianeta. Se il potere politico si serve della religione per affermarsi non può che venirne storpiata l’idea di Dio, è un Dio che adopero per perseguire i miei meschini scopi. “Chi manderò e chi andrà per noi”, abbiamo letto in quello che è il racconto della vocazione di Isaia. Chi va a raccontare, al fine di tratteggiare, ma con pudore, con discrezione, con sapienza, con coscienza i contorni del volto di Dio? Isaia con slancio dice: “Manda me!”. Mandati anche noi ma a raccontare quale Dio, perché raccontare Dio significa farsi anche una certa idea di uomo e di umano? Che Dio raccontare? Che umano aiutare ad emergere dagli uomini e dalle donne che siamo? Ma attorno a cosa facciamo ressa? Cosa ci aggrega, cosa ci mette appassionatamente insieme, attorno a cosa ci catalizziamo? “La folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio”, comincia così il vangelo di questa domenica. Fare ressa attorno alla Parola, a una parola che può, se le ascolto con fiducia, generare un cambiamento sorprendente, inaspettato. Vite cambiate dalla Parola ne conosciamo? Forse non sono così rare. Magari non serve neppure sbandierare ai quattro venti ciò che la parola sottotraccia o più spudoratamente può aver scardinato in me, certo è che se glielo permettessimo le cose sarebbero diverse. Fu Gandhi a dire: “A voi cristiani è affidato un testo che ha in sé una quantità di dinamite sufficiente per far esplodere in mille pezzi la civiltà tutta intera, per mettere sottosopra il mondo e portare la pace in un pianeta devastato dalla guerra. Lo trattate però come se fosse semplicemente un’opera letteraria, niente di più”.
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