Come interrogare la coscienza? Io oggi interrogo la mia ad alta voce e … mi ritrovo su quel barcone e davanti a me mia moglie.
E’ così forte l’ansia di morte su quel barcone che non riesce a consolarci nemmeno sapere che il Signore stesso ci è accanto. Rivivo con penosa ossessione quanto ho visto e poi vissuto: momenti inenarrabili di sofferenza, di violenza, volute e gratuite lungo il viaggio verso il mare e soprattutto nei campi di raccolta in Libia. Abbiamo sopportato tutto questo perché vogliamo vivere, ci basta vivere .. ma è meglio per tutti noi, Signore, morire nel mare che tornare in Libia.
Nessuno ha colpa per essere nato in Africa e mi chiedo che meriti hanno coloro che con la pancia piena e con una coscienza spicciola e a volte stupida: “allora portali a casa tua”, urlano dalle loro belle case dalle piazze e Dio non voglia anche chissà quanti cristiani dalle Chiese: “Dobbiamo finirla con i falsi profughi”; “Dobbiamo fermarli in mare”. Ci definiscono “i furbetti” che viaggiano con gli iPhone e hanno violentato la vita separando il morire per la guerra dal morire per fame e violenze. Forse non hanno meriti, forse non hanno nemmeno colpe: se è così sono davvero solo su quel barcone, come sempre più solo sei tu, Signore.
Dei migranti i politici parlino da politici, gli economisti di quale economia vogliono fare, che cerchino le soluzioni migliori; in politica non ci sono buoni e cattivi e le soluzioni economiche non sono un problema di morale.
Noi però dobbiamo farci interrogare ciascuno dalla propria coscienza, semplicemente umana, perché non ci stiamo scristianizzando, ma l’occidente intero si sta disumanizzando.
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COMMENTO DOMENICALE
Pubblicato da Edoardo Amadio il
Oggi parliamo di migranti, di Vangelo vivo.
Come interrogare la coscienza? Io oggi interrogo la mia ad alta voce e … mi ritrovo su quel barcone e davanti a me mia moglie.
E’ così forte l’ansia di morte su quel barcone che non riesce a consolarci nemmeno sapere che il Signore stesso ci è accanto. Rivivo con penosa ossessione quanto ho visto e poi vissuto: momenti inenarrabili di sofferenza, di violenza, volute e gratuite lungo il viaggio verso il mare e soprattutto nei campi di raccolta in Libia. Abbiamo sopportato tutto questo perché vogliamo vivere, ci basta vivere .. ma è meglio per tutti noi, Signore, morire nel mare che tornare in Libia.
Nessuno ha colpa per essere nato in Africa e mi chiedo che meriti hanno coloro che con la pancia piena e con una coscienza spicciola e a volte stupida: “allora portali a casa tua”, urlano dalle loro belle case dalle piazze e Dio non voglia anche chissà quanti cristiani dalle Chiese: “Dobbiamo finirla con i falsi profughi”; “Dobbiamo fermarli in mare”. Ci definiscono “i furbetti” che viaggiano con gli iPhone e hanno violentato la vita separando il morire per la guerra dal morire per fame e violenze. Forse non hanno meriti, forse non hanno nemmeno colpe: se è così sono davvero solo su quel barcone, come sempre più solo sei tu, Signore.
Dei migranti i politici parlino da politici, gli economisti di quale economia vogliono fare, che cerchino le soluzioni migliori; in politica non ci sono buoni e cattivi e le soluzioni economiche non sono un problema di morale.
Noi però dobbiamo farci interrogare ciascuno dalla propria coscienza, semplicemente umana, perché non ci stiamo scristianizzando, ma l’occidente intero si sta disumanizzando.
Buona domenica
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