Commento domenicale 01/09/2024
Domenica XXII T.O. anno B
La Chiesa legge sempre gli stessi testi (parole) della Bibbia, una letteralità che non ha tempo, ma “la Parola di Dio trova il suo pieno significato solo congiungendosi con coloro ai quali essa si rivolge.” (Bultmann; Ricoeur; Ebeling)
“Una corrente dell’ermeneutica moderna (continua interpretazione dei testi antichi) ha sottolineato la differenza di situazione che colpisce la parola umana quando viene messa per iscritto. Un testo scritto ha la capacità di essere collocato in nuove circostanze, che lo illuminano in modi diversi, aggiungendo al suo significato nuove determinazioni. Questa capacità del testo scritto è effettiva specialmente nel caso dei testi biblici, riconosciuti come Parola di Dio. In effetti, ciò che ha spinto la comunità credente a conservarli è stata la convinzione che avrebbero continuato a essere portatori di luce e di vita per le generazioni future. Il senso letterale è, fin dall’inizio, aperto a sviluppi ulteriori, che si producono grazie a “riletture” in contesti nuovi.
Ne consegue che è possibile attribuire a un testo biblico qualsiasi significato, interpretandolo in modo soggettivo? Al contrario, è necessario respingere come inautentica ogni interpretazione che fosse eterogenea rispetto al senso espresso dagli autori umani nel loro testo scritto. Ammettere dei significati eterogenei equivarrebbe a togliere al messaggio biblico le sue radici, che sono la Parola di Dio comunicata storicamente, e ad aprire la porta ad un soggettivismo incontrollabile. “
(L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa del 1993)
Buona domenica
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