Commento domenicale 02/03/2025

Pubblicato da Edoardo Amadio il

02/03/2025  VIII Domenica T.O.  C

Il “Padre nostro” è una preghiera dove se le prime tre frasi riguardano Dio, il suo regno, la sua volontà, le seconde tre riguardano la vita dell’uomo; dacci oggi il pane quotidiano; rimetti a noi i nostri debiti come facciamo noi; liberaci dal male. Rispecchia quindi fatti di vita molto reali, da “res” cosa,

Rimettere i debiti è “non pretendere quello che dobbiamo dare (a Dio) o che dobbiamo ricevere (da un debitore)”. Nel “Padre nostro” addirittura diamo ordini a Dio: “rimetti i nostri debiti”. E’ come uno che fa un debito non lo paga e poi chiede di rimetterlo dicendogli addirittura: “impara da noi”.     

Ma può anche intendere Dio che ci dà la vita e le bellezze della vita e noi non abbiamo modo di ripagare, ma non è chiaro perché la creazione e la vita non siano una gratuità ma un debito, se non accettandolo solo come metro di paragone che dice “vedi cosa ti ho dato, allora anche tu dà qualcosa gratuitamente.”  

La parabola di Mt 18,23-35 è chiara: un re aveva un servo che gli doveva diecimila talenti d’oro, una somma astronomica, che quel servo non aveva modo di ripagare. Lo stesso servo aveva un collega che gli doveva una misera somma di denaro, un debito quindi, che però non sapeva come restituire e lo supplicava con le stesse parole che aveva usato lui col suo padrone, ma quel servo non ne vuol sapere di abbonargli quella somma: l’ammonimento è chiaro, doveva condonarla.    

E sì, ce lo aveva detto Gesù di dare a chiunque ci chiede e poi di non chiederlo indietro. (Lc 6,27-38). Anche nei salmi leggiamo “L’empio prende in prestito e non restituisce, ma il giusto ha compassione e dà in dono (Sal 36,21). Certamente è una morale altissima quella che ci indica Gesù, dare qualcosa e poi per compassione o con pienezza di vera umanità non pretenderla di ritorno e condonarla al debitore che sappiamo in difficoltà, è il massimo vivere la legge dell’amore.

Rimettere i debiti dei debitori, che preghiamo col “Padre nostro”, allora è il non pretendere nulla, almeno da colui che fatica a vivere, è dirgli: “Io devo ogni giorno al Signore l’immensità della vita e allora da parte mia faccio qualcosa anch’io e quello che mi devi, il debito, te lo regalo, non voglio niente, sono felice lo stesso.” E’ il sentirsi in pace con tutti, sempre, in ogni situazione della vita, è condurre la vita con uno stile diverso, principio ripetuto da Matteo: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.” (Mt 10,8)

Buona domenica. 

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