Commento domenicale 03/04/2022
Domenica V di Quaresima anno C
“Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?” (Gv.8,1-11)
Il suo peccato era evidente; ora basta applicare la Legge, cosa importa se la storia di quella donna è un groviglio di traumi, e farsi solidale in quel caso era condividere la stessa sorte.
Gli scribi e farisei, le persone più “religiose” e colte di quel tempo, non hanno alcun dubbio: non può una legge, anche la sola legge morale, essere “ingiusta”. Gesù invece ce lo dice chiaramente, la giustizia, la salvezza per gli uomini, non viene dalla Legge e nella lettera ai romani San Paolo addirittura afferma che la legge produce in noi il peccato. (Rm.7)
Gesù oppone alla domanda degli accusatori, che non meritano nemmeno uno sguardo “Gesù si chinò e si mise a scrivere..” (8,6b), un silenzio surreale e per terra, con il dito, riscrive l’uomo nuovo, il vero nome il vero volto voluto da Dio per l’uomo nella creazione. Da soli gli uomini sono incapaci concretamente di raggiungere tutta la verità anche quella di ordine puramente naturale. Il Vangelo, la parola di Dio incisa nel buio del cuore, è uno spiraglio di luce che ci fa riconoscere la nostra impotenza a salvarci da soli, qui sulla terra, e tutta la sua legge trova il centro nella carità fraterna (agàpe) perché “l’adempimento completo della legge è l’amore” (Rm.1,13-10).
Buona domenica
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