Commento domenicale 03/05/2020
IV DOMENICA di Pasqua -anno A-
“..chi entra nel recinto delle pecore da un’altra parte, è un ladro o un brigante.” (Gv.10,1 )
Del buon pastore sappiamo molto, molto meno del falso pastore, quello che non entra.. dalla porta. Talvolta il falso pastore esercita un carisma perverso. Uno lo conosciamo tutti per il fascino che esercita soprattutto nei giovani, l’inganno della droga, qualsiasi essa sia, e oggi lo ricordiamo con una tragica dissacrazione del salmo del buon pastore: “La droga è il mio pastore, ne avrò sempre bisogno. Mi conduce ad una dolce demenza e anche se camminassi nella valle dell’ombra della morte, non temerei alcun male, perché la droga è con me e mi porta conforto…”
Ma c’è un falso pastore ancora peggiore, che promette sicurezza alla società, presente oggi più che mai ed accettato socialmente perché nascosto nel nome intoccabile della libertà personale.
Un nemico pericoloso perché contagioso e circondato da discepoli premurosi.
E’ il vuoto dei valori, la confusione nei concetti di bene e di male, un nemico più pericoloso della malvagità, un nemico che con una logica astratta parla per motti e luoghi comuni e dove il capro espiatorio è l’uomo stesso.
Chiudiamo gli occhi e ci accorgiamo che la nostra vita si perpetua di luoghi comuni che poi diventano fatti quotidiani, come oggi l’ostilità verso il migrante, le discriminazioni di genere, razziali .. e perché no, anche la violenza verso le donne si nutre dello stesso meccanismo di falsità.
Per noi cristiani alla sequela del buon pastore la libertà è l’essere schiavi di Cristo e l’unica legge è la carità, e la massima giustizia fare il perdono.
Buona Domenica
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