Commento domenicale 05/11/2023
Il Signore disse a Satana: “Ecco quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui”. (Gb 1,12)
Le guerre, mi riportano alla mente la storia di Giobbe, l’assurdità di un male incommensurabile, incomprensibile, che sconcerta la capacità di comprensione. Questo male, sempre presente nella storia dell’uomo, solleva domande profonde sulla natura stessa dell’esistenza in un profondo turbamento della coscienza che continua a ripetersi: perché? Forse “una spiegazione sufficiente per credere la possiamo anche trovare, mai abbastanza per capire.” (Leibniz).
Giobbe impersona la cultura ebraica mesopotamica che vede Dio responsabile in ogni evento umano e dice: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore.” (Gb 1,21b)
Ed è vero quando diciamo che Dio ha dato la vita e contemporaneamente la morte, inevitabile destino di tutte le creature, ma quello che ci sta nel mezzo non è più opera di Dio, ma dell’uomo, degli uomini, capaci di decidere della vita e pure di incidere e modificare il corso della creazione, la natura in cui viviamo. Ed è quello che fa grande l’uomo, la sua dignità e contemporaneamente la sua responsabilità. Fede non vuol dire allora “credere” che tutto quello che accade sulla terra sia volontà del Signore, “il Signore non è nell’avvenimento, ma è vicino all’uomo nell’avvenimento”. (Varone François)
Oggi a Gaza o in Ucraina o in mezzo ad uno dei tanti conflitti nel mondo la coscienza si trova in uno stato di profondo turbamento.
Certamente l’aveva provato Etty Hillesum, giovane ebrea morta a 29 anni ad Auschwitz vivendo nel mezzo dell’assurdità del male, in un vuoto tutto attorno, incapace di dare un qualche senso alla vita.
Etty si era convertita al cristianesimo e l’incontro che salva col Cristo è stato per lei uno spiraglio celeste negli spiccioli di vita che sapeva le sarebbero rimasti. Scriveva più volte nei suoi diari: “La vita è bella” e l’unica paura che aveva era di farsi impadronire dal rancore e dall’odio.
Qui di seguito una sua stupefacente preghiera di “L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi, mio Dio. Si mio Dio, sembra che tu non possa fare molto per modificare le circostanze attuali, ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi ad ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi.
Signore io non comprendo e tra te e me non voglio niente in mezzo, neanche il Paradiso.
Buona Domenica.
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