Questa settimana il commento è su rito e liturgia nella Santa Messa:
“Fiori sull’altare?”
La Costituzione liturgica conciliare invita a far risplendere i riti all’altare per “nobile semplicità” come luogo del sacrificio e mensa del Signore, alla quale è chiamato a partecipare il popolo di Dio.
Anche l’”Ordinamento Generale del Messale” dà indicazioni e suggerimenti precisi; sull’altare ci sia quello che serve, l’essenziale ad indicare il memoriale che ci ha lasciato il Signore.
Un altare quindi completamente vuoto e spoglio che rimanda al sacrificio di Cristo, misterioso e inaccessibile luogo sacro lasciato alla sola ministerialità del sacerdote che si riempie dell’essenzialità nella Santa Messa?
Immagine del sacrificio di Cristo è la croce, vero altare “storico”.
Un altare, che é anche una mensa, ripresenta il sacrificio di Cristo come memoriale: “Ho tanto desiderato mangiarequesta Pasqua.. Pese il pane lo spezzò …prendete e mangiatene tutti” insomma è dal punto di vista teologico che la mensa dell’eucarestia va chiamata altare, mentre dal punto della forma è e resta, una tavola, diversamente, va pure perso il rapporto storico con la mensa di Gesù nel cenacolo.
Con la riforma la Messa, è stato detto, ha ri-acquistato la dimensione conviviale; anche la raccomandazione “Dopo il sacerdote i fedeli ricevano il corpo del Signore dal medesimo sacrificio”, rimanda ad una piena partecipazione dei fedeli al convito.
Allora su questo “altare”, forse possiamo metterci un mazzetto di fiori, di primavere, per ritualmente farci ricordare che è anche una mensa, anche se non sta scritto nell’ O.G.M.R, e non è e non vuole solo abbellire e non è nemmeno essenzialità, ma vuole essere immagine di una tavola, come le nostre tavole, che va apparecchiata e anche sparecchiata, a cui tutti siamo invitati per ricordarci che un giorno Gesù ci ha voluti attorno a sè come Chiesa e ci ha chiamati amici: “Non vi chiamo più servi, ma amici”. (Gv.15,)
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Commento domenicale 06/12/2020
Pubblicato da Edoardo Amadio il
Questa settimana il commento è su rito e liturgia nella Santa Messa:
“Fiori sull’altare?”
La Costituzione liturgica conciliare invita a far risplendere i riti all’altare per “nobile semplicità” come luogo del sacrificio e mensa del Signore, alla quale è chiamato a partecipare il popolo di Dio.
Anche l’”Ordinamento Generale del Messale” dà indicazioni e suggerimenti precisi; sull’altare ci sia quello che serve, l’essenziale ad indicare il memoriale che ci ha lasciato il Signore.
Un altare quindi completamente vuoto e spoglio che rimanda al sacrificio di Cristo, misterioso e inaccessibile luogo sacro lasciato alla sola ministerialità del sacerdote che si riempie dell’essenzialità nella Santa Messa?
Immagine del sacrificio di Cristo è la croce, vero altare “storico”.
Un altare, che é anche una mensa, ripresenta il sacrificio di Cristo come memoriale: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua.. Pese il pane lo spezzò …prendete e mangiatene tutti” insomma è dal punto di vista teologico che la mensa dell’eucarestia va chiamata altare, mentre dal punto della forma è e resta, una tavola, diversamente, va pure perso il rapporto storico con la mensa di Gesù nel cenacolo.
Con la riforma la Messa, è stato detto, ha ri-acquistato la dimensione conviviale; anche la raccomandazione “Dopo il sacerdote i fedeli ricevano il corpo del Signore dal medesimo sacrificio”, rimanda ad una piena partecipazione dei fedeli al convito.
Allora su questo “altare”, forse possiamo metterci un mazzetto di fiori, di primavere, per ritualmente farci ricordare che è anche una mensa, anche se non sta scritto nell’ O.G.M.R, e non è e non vuole solo abbellire e non è nemmeno essenzialità, ma vuole essere immagine di una tavola, come le nostre tavole, che va apparecchiata e anche sparecchiata, a cui tutti siamo invitati per ricordarci che un giorno Gesù ci ha voluti attorno a sè come Chiesa e ci ha chiamati amici: “Non vi chiamo più servi, ma amici”. (Gv.15,)
Buona domenica
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