Commento domenicale 10/05/2020
V DOMENICA di Pasqua -anno A-
“..I Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: Non è giusto che noi trascuriamo la Parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza ai quali affideremo questo incarico” (Atti 6,1-7)
Si deve attendere il Concilio Vaticano II per vedere il ritorno del diaconato permanente e il 22 gennaio 1969 nella cattedrale di Vicenza furono ordinati i primi sette diaconi permanenti della Chiesa italiana.
“Il diacono permanente nella Chiesa Cattolica è un ministro ordinato e quindi fa parte del clero. I diaconi devono il loro nome da “diaconia” che significa servizio. Possono essere sia celibi che coniugati e vengono ordinati dal Vescovo, dopo un prolungato periodo di formazione umana e spirituale e di adeguata preparazione teologica. Solo il Vescovo impone le mani, per evidenziare lo stretto rapporto che c’è tra diacono e vescovo. Nel discernimento per gli uomini sposati è indispensabile il consenso pubblico della sposa. Nella liturgia il diacono indossa la stola “di traverso” e la dalmatica. Il suo compito principale è quello di proclamare il Vangelo e distribuire la Comunione durante la Messa coadiuvando i presbiteri nell’opera di evangelizzazione. Il diacono amministra poi il Battesimo, benedice il Matrimonio, preside le esequie (nel caso non sia prevista la celebrazione eucaristica). Inoltre il diacono è un «dispensatore della carità», come lo definiscono i vescovi italiani. Nelle comunità i diaconi animano il servizio della carità: non è un caso che in molte Chiese locali siano direttori delle Caritas diocesane.”
Buona Domenica
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