Commento domenicale 13/08/2023
Domenica XIX T.O. Anno A
“Nel peccato sono stato generato da mia madre..” (Sal 50)
Per l’ebreo di quel tempo, ogni aspetto della vita era in relazione con la legge di Dio, con quanto Dio aveva voluto per l’uomo.
Ora, per il salmista, qualcosa succede di contrario alla legge di Dio, nel mettere alla luce un essere umano, se lo chiama “peccato”. Nel Levitico si parla di impurità, ma la spiegazione non è ancora teologica.
L’uomo e la donna sono creati da un soffio di Dio per essere in relazione con Dio stesso e con tutta la creazione: tutto è stato loro donato, il giardino, l’alterità e quindi la relazione.
Dobbiamo quindi risalire alla “Genesi” quando Dio fece l’uomo: “Maschio e femmina lo fece” (Gen 1,27). Dio fece l’uomo nella diversità, maschio e femmina, perché nella diversità possiamo riconoscere l’altro e poi riconoscere Dio che è il totalmente altro. Siamo anche ad immagine di Dio per poter diventare simili a Dio, che nella diversità delle tre persone divine è perfezione d’amore, pura relazione trinitaria, nel “Credo” diciamo: “Credo in un solo Dio in tre persone uguali e distinte”. Per l’uomo che rifiuta il limite (l’alterità) è un rifiutare la propria umanità, il come della vita voluto da Dio per l’uomo.
Ora succede che nel parto ad un certo momento non si ha una divisione netta delle due persone, mamma e figlio, viene quindi a mancare l’alterità, la diversità voluta nella creazione; fariseismo? No è risalire a un’identità culturale e religiosa che oggi sappiamo essere lontanissima dal pensiero moderno.
Buona domenica
Che sia peccato per l’ebreo di quei tempi lo dice appunto il salmista e pure il Levitico (cap.15) che chiama impurità, “una perdita di sangue fuori del tempo delle regole”, (anch’esse stato di impurità) e già sarebbe interessante spiegarsi teologicamente perché la perdita di sangue viene considerata impurità!! Io qui ho voluto dare una risposta teologica al salmista come mi par di ricordare stava scritta in una dispensa di morale familiare e sessuale. L’alterità, l’essere diversi maschio e femmina, sono il principio fondante della relazione umana, capacità intellettiva che, poi, ci permette di riconoscere il totalmente altro che è Dio stesso. Essere diversi in relazione significa che ho bisogno dell’altro che io da solo sono un nulla e che l’altro è un dono, contrariamente siano culture o siano religioni o semplicemente abitudini storicamente tramandate, che dovessero negare la complementarietà e il limite umano, è negare l’umanità. Noi cristiani lo diciamo sempre :”Signore venga il tuo regno”.
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