Commento domenicale 20/09/2020

Pubblicato da Edoardo Amadio il

Domenica XXV T.O.  anno A

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: Il regno dei cieli è simile ad un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna…”    (Mt.20,1-16)

Questo padrone che paga tutti allo stesso modo sia coloro che hanno lavorato tutto il giorno che quelli che hanno lavorato solo un’ora, ci spiazza sempre. Questa parabola è costruita intelligentemente in modo che tutti ci schieriamo dalla parte degli operai della prima ora, con la nostra logica o giustizia che non va oltre a quello che vede.

In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma … se vi parlo di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlo delle cose del cielo? (Gv.3,10-12)

Sì Signore noi siamo pieni del nostro io, abbiamo il cuore invidioso e l’occhio malevolo, siamo ciechi come  il Re Davide: “Allora l’ira di Davide si scatenò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà». Allora Natan disse a Davide: “Tu sei quell’uomo!”  (2Sam.12)

Sono passati duemila anni di cristianesimo, ma quanto ancora dobbiamo imparare per vedere realizzato il “regno dei cieli” qui, su questa terra che anche oggi è capace solo di rivendicare privilegi e affidarsi ad una giustizia fatta da maggioranze e forse anche da tutti, ma incapace ad abbandonarsi alla “vera giustizia” quella che parla di amore verso le persone e verso i sassi.

Buona domenica   


 [AM1]

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