Commento domenicale 26/11/2023

Pubblicato da Edoardo Amadio il

Domenica XXXIV T.O. anno A

La morte violenta di Giulia da parte di Filippo, un ragazzo con cui aveva avuto un rapporto affettivo, ha suscitato in tutti una profonda sincera indignazione verso la violenza di genere e nel contempo acceso le menti ai perché proprio lui, perché quelle famiglie e le risposte spaziano dall’antropologia alla psicopatologia, alla più comprensibile cultura patriarcale, alla psicanalisi delle madri, ad un impossibile ictus psicologico etcc.  Non ho sentito una seria interrogazione religiosa se non una ironica battuta sul perdono, fondamento del vangelo cristiano e sul magistero patriarcale della Chiesa che nel terzo millennio discrimina ancora le donne. Per fortuna che non ho sentito che è “volontà del Signore”, almeno, in questo tempo di secolarismo, qualcosa la società sembra aver imparato.

Forse non c’è una causa sola o una spiegazione onnicomprensiva di quanto è successo, lasciamo agli esperti lo studio e la ricerca delle cause del penosissimo fatto, oggi vogliamo dire, in controcorrente, solo due parole sul “perdono” anche se subito dopo l’immediatezza del fatto violento capisco che risulti inopportuno parlarne e quindi risultare incomprensibile. Gandhi nella sua cultura della non violenza era, per molti, assurdo e incomprensibile, ma certamente non voleva dire a coloro che gli usavano violenza “colpite ancora”; oggi parlare di perdono in un femminicidio non vuol dire “uccidete pure” e nemmeno che non siano puniti i responsabili. Diceva però Benedetto XVI: Non c’è giustizia senza perdono”, ma nello stesso tempo continuava “il perdono non sostituisce la giustizia”.

Il perdono, quindi, come parte costitutiva della giustizia diventa filosofia positiva del vivere, è un “non prendere a pedate i sassi” (Gandhi) è vivere una non violenza che comprende tutto il creato.. che  chiede di educare non solo all’affettività, ma ci chiede di rispettare tutto l’umano e anche la natura l’aria le piante il mare gli animali .. (ogni anno in Italia vengono abbandonati ad una fine, tremenda e più ancora, oltre centomila animali domestici).      

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