Commento domenicale 31/05/2020
PENTECOSTE – anno A
Abbiamo due versioni della Pentecoste la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, sulla Chiesa, che poi riproporrà nei sacramenti per il tempo a venire; quella degli Atti degli Apostoli che ha luogo cinquanta giorni dopo la Pasqua e quella del Vangelo di Giovanni in cui Gesù la sera stessa di Pasqua appare agli apostoli e conferisce loro lo stesso dono dicendo: “Ricevete lo Spirito Santo”.
Sono due modi diversi di concepire e presentare il ruolo dello Spirito Santo.
Luca che vede lo Spirito Santo come il principio dell’unità e universalità della Chiesa, la forza per la sua missione, manifestazione dello Spirito sulla Chiesa e in presenza di molti popoli e lingue “…e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue ..abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione sotto il cielo…” (At.2,1-11)
Giovanni vede lo Spirito come il principio della vita nuova scaturita dalla morte di Cristo (..ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito), ci dice da dove viene lo Spirito: dal costato trafitto del Salvatore.
Non c’è contraddizione, i due racconti non si escludono, semmai è ricchezza di grazia e così succede che il rito Ortodosso infonde nel momento stesso del Battesimo lo Spirito Santo (Battesimo e Cresima insieme; se dobbiamo iniziare la vita da cristiano è meglio iniziarla con tutta la grazia possibile dicono); noi cattolici attendiamo la maturità dei giovani, la personale “confermazione” delle promesse battesimali, anche se in realtà quello che conferma i doni e la Grazia è sempre e solo lui, lo Spirito Santo.
Buona domenica
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