Domenica 1 agosto 2021 – 18° TOB – Giovanni 6,24-35

Pubblicato da emme il

Man hù. Nella precedente traduzione della Bibbia (1974) compariva anche la parola aramaica che nella versione del 2008 è stata tolta. Man hù, cioè: “Che cos’è?” quello che ricopre il deserto e sembra uno strato di rugiada, o assomiglia alla brina, fine e granulosa? È probabilmente manna, cioè secrezioni dolciastre della corteccia di alcune varietà di frassino. Oggi, roba da duemila euro al chilo. Però! Dio li ha proprio trattati bene quegli ebrei in transito. Che cos’è? si domandano. Sanno cos’hanno lasciato ma non ancora verso cosa vanno. Come afferma Paolo in Efesini, è il lento passaggio dal vecchio al nuovo, dalla servitù al servizio, così direbbe Auzou, è il titolo del suo libro a commento di Esodo. O dalla necessità alla gratuità, è come affermasse Gesù, smascherando i reali motivi per cui gli stanno alle calcagna. Necessità e bisogno che possono trasformarsi in ingordigia, avidità insaziabile, famelica voracità. Paolo le chiama passioni ingannevoli, sono quelle che attraversano l’animo dell’uomo vecchio. Su cosa Dio mette il suo sigillo? Il sigillo, chiariamolo, è ciò che impedisce violazioni, corruzioni, manomissioni. È il segno che garantisce la provenienza, la proprietà, l’autenticità. È sul Figlio che il Padre pone il suo sigillo per dirci cos’è autentico. Man hù? Potremmo chiedere di Gesù. Che cos’è? È colui che fattosi pane, ricoprendo i nostri deserti, torna a darci vita. È quella vita che viene da Dio, che scende dall’alto, che visita la terra, ne placa la fame e rioffre vita. È il soffio per le narici di un uomo in viaggio verso la libertà, verso il servizio, la più vera delle libertà. Su questo, Dio pone il sigillo, su colui che scende fino a raggiungerci nelle necessità, nei bisogni ma per riconsegnarci la rotta verso la libertà che è giustizia, cioè vita per tutti, lo dice ancora Paolo nella seconda lettura di oggi. È vera come ieri la preoccupazione che Dio esprime in Esodo, raccogliere la razione di un giorno e non di più, perché il bisogno non diventi ingordigia e l’ingordigia ti renda ingiusto. Tutto ciò che prendi in più è rubato. La folla, dopo il miracolo dei pani, si è rimessa sulle tracce di Gesù, fuggito perché non ne facessero un idolo, colui di cui ti fai servo perché appaghi rapidamente il tuo bisogno, ma questo a prezzo della libertà. Il Dio di Gesù è colui che preferisce non farsi trovare se il motivo per cui lo cerchi è questo… Cercalo perché il suo vangelo sia la mappa per esodi meno garantiti, più rischiosi, più incerti, sulle tracce di ciò che dura e rimane, non che evapora e svanisce. Che Dio cerchiamo? Cosa cerchiamo, cercando Dio? Il Dio di Gesù è il Dio dei desideri, non dei bisogni, della gratuità, non della necessità, della speranza, non della pretesa. L’opera è la fede, abbiamo letto. Quindi? Chi non ha fede abita la vita sequestrandola, anche agli altri, chi tenta, pur a fatica, di far affiorare la fede resta nella vita con le mani aperte non con i pugni serrati perché tutto attende.


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