Domenica 1 settembre 2024 – XXII TOB – Marco 7,1-8.14-15.21-23
“Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi?”. Immagino ci sia chiaro che se dovessimo vivere secondo le tradizioni, quelle religiose come quelle di natura civile, non ci sarebbe spazio per noi dentro ad un oggi che è diverso. La tradizione non è assolutamente qualcosa di negativo ma ciò che si faceva, si diceva, si pensava ieri non è detto sia rispondente al cambiamento in atto. Mi ricordo di aver letto, quand’ero a Valdagno, da un foglietto parrocchiale degli anni ’50, una notizia che oggi fa ridere. L’arciprete di allora raccomandava, o meglio vietava, alle donne di usare la bicicletta perché pedalando avrebbero mostrato le gambe. Un sacco di cose sopravvivono al tempo che passa ma devono continuare ad avere un senso, un valore, altrimenti sono semplicemente una facciata che teniamo in piedi per non tradire il nostro passato, per non recidere le nostre radici. Quando parlo con mio padre non se ne viene quasi mai a capo come se questo non fosse più il suo tempo, non si sente più totalmente a casa, completamente a suo agio. I nipoti, ad esempio, rischiano di essere solo un problema per come vivono, per le scelte che fanno. La nostalgia spesso colma anche l’aria che respiriamo dentro i confini delle nostre chiese. Non so se ve l’ho già citata quella frase di Pio X il quale più di cent’anni fa affermava: “Quando avrete modernizzato la Chiesa, quelli che erano dentro se ne andranno ma quelli che erano fuori non entreranno”. Ho qualche dubbio ma vorrei tanto che non esistessero cristiani che possano condividere ancora queste affermazioni. Ipocriti! Così Gesù chiama farisei e scribi. L’ipocrita è colui che nasconde sotto: ypo cripto, cioè colui che tiene alta la bandiera religiosa ma dietro nasconde tutta la sua incoerenza. Le labbra dicono una certa cosa, il cuore ne insegue un’altra, leggiamo nel vangelo. Ma non possiamo servirci del religioso e quindi di Dio per mascherare la nostra meschinità, la nostra vigliaccheria o semplicemente l’incapacità di pensare, l’indisponibilità a ragionare. Tanti discorsi nel nostro dire non hanno diritto di cittadinanza perché siamo prigionieri di un modo sbagliato di intendere la tradizione. Gesù è stato fondamentalmente un uomo antireligioso, le sue picconate al mondo e agli uomini della religione sono state violente. Lui muore e nel momento esatto della sua morte, così scrivono i vangeli, il velo del tempio si squarciò, il velo che separava il sacro dal profano e si squarcia per dire che tutto è uno, che a Dio non possiamo più raccontare menzogne e che neppure con gli uomini si può bluffare spacciando per comandamento ciò che è solo tradizione degli uomini, per dire noi cos’è giusto o cos’è sbagliato. Se Dio lo vedi in faccia, e Gesù ne è il volto, non puoi prenderti gioco di lui. Quando supponi di dire cose sacrosante domandati seriamente se quel che stai affermando rende giustizia solo alla tua logica o alla sua.
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