Domenica 10 aprile 2022 – Palme C – Luca 19,28-40
Trionfi e sconfitte. L’ingresso a Gerusalemme sembra davvero trionfale. Abbiamo letto quel che avviene. Gesù imbocca la vertiginosa discesa del Monte degli Ulivi ed entra in città da est, da dove il sole sorge. Leggeremo oggi e poi venerdì quanto si muove fra le mura della città fino ad un’uscita drammatica condotta a piedi, non più sul dorso di un puledro d’asino, arrancando sotto il peso di una croce e procedendo verso ovest, fuori dalle mura, là dove il sole va a morire. Al di là del significato teologico di questo ingresso mi intriga pensare all’uscire di scena di Gesù come al reale trionfo. Gesù esce sconfitto, sulle sue spalle grava il peso di una condanna a morte, i suoi passi arrancano portandosi appresso un corpo martoriato, carico dei segni della prepotenza che hanno disegnato sulla sua pelle l’atroce ricamo della disumanità che vediamo riprodotto sui corpi dei morti in Ucraìna. Uscire di scena così! Che fine! Si tratta di interrogarci e di chiederci se sia sconfitta o vittoria. Come usciamo noi dagli snodi del vivere, come ne esce la storia, come ne escono i popoli e coloro che li governano? Uscire dalla vita è generalmente molto più problematico che entrarvi, se ci pensate, quando vi si entra tutto è piuttosto facile, ma uscire è diverso. Uscire senza aver fallito. Questo è il sogno, questa è l’aspirazione. Quello di Gesù è un fallimento, chi può negarlo, chi può invidiarlo? Uscire sconfitti, non lo mettiamo mai in conto e facciamo di tutto perché non succeda. E se invece lo mettessimo in conto e facessimo di tutto perché proprio questo fosse l’esito, uscirne sconfitti, uscirne vinti, uscirne piegati. Vorrebbe dire che abbiamo fatto trionfare non noi ma l’assurdità del vangelo. Uscire sconfitti a volte è la più esaltante delle vittorie. Che dite?
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