Domenica 12 gennaio 2025 – Battesimo del Signore – Luca 3,15-16.21-22
Nella notte fra il 6 e il 7 gennaio ho fatto visita alla comunità moldava che stava celebrando il suo Natale in una stanza del nostro centro parrocchiale, la stessa in cui si ritrova ogni domenica. La messa si è chiusa dopo due ore e mezza (quindi non lamentatevi…) con una larga e abbondante aspersione con l’acqua. Io mi sono perfino tolto gli occhiali già immaginandomi grondante d’acqua. E’ sempre l’acqua che ci rimanda al nostro battesimo, l’acqua in cui si muore e l’acqua da cui si riemerge nuovi. Lo stesso gesto che anche noi abbiamo compiuto all’inizio di questa messa vuol solo ricordarci che siamo fatti nuovi dall’amore. Non l’amore che meritiamo, ce lo dice chiaramente Paolo nella lettera a Tito: “egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia”. Stanotte ho sognato di abbracciare Assan sulla soglia di un congedo nel mentre lo stavo affidando al suo futuro. Sentivo che era un abbraccio carico solo del desiderio che si sentisse amato, un abbraccio che gli regalasse la consapevolezza che al di là delle distanze quel sentimento avrei continuato a nutrirlo. “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Oggi sono le parole che il cielo riversa sul cuore di ciascuno di noi. Sono un figlio amato che fa fremere il cuore di Dio, al di là che me lo meriti o meno. Il battezzato è colui che non smette di far memoria di questo amore gratuito, incondizionato e abita la vita carico della consapevolezza che il cuore di Dio si emoziona, vibra per lui. Vorrei non salire la china del moralismo ma non possiamo non ricordarci che tutti vorrebbero essere amati così. Gesù in fila con tutti per essere battezzato è colui che sta “al cuore delle masse come un lievito di divina possibilità per la nostra comune umanità”. E io, dentro questo mondo tento di far sperimentare a ciascuno la bellezza di sentirsi voluto e amato. Questo è il compito che ho se riesco a tener viva per me questa consapevolezza, cioè che anch’io sono amato così. Quanta gente vorrebbe essere amata così ma a fatica trova chi gli racconti con gesti e parole lo stesso Dio di cui facciamo esperienza noi nei volti, nei corpi, nelle parole di coloro che ci amano. L’abbiamo visto anche ieri sera nelle immagini che ci hanno mostrato Lorena e Gian Andrea di Linea d’ombra e l’abbiamo sentito dalle loro parole. Sulla piazza antistante la stazione di Trieste incontrano ogni uomini e donne che cercano un posto nel mondo e non lo trovano se non a un prezzo inaccettabile. Di tanti che tentano di entrare in Europa seguendo le rotte balcaniche resta soltanto il nome ricamato con un filo rosso su un lenzuolo bianco, i loro corpi esangui dispersi chi sa dove. “Il popolo era in attesa”, siamo parte di un’umanità che merita e aspetta di essere amata tutta allo stesso modo.
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