Domenica 14 agosto 2022 – XX TOC – Luca 12,49-53
Radicamento o estraniamento? La fede in Gesù Cristo in che direzione deve muoverci? Deve estraniarci dalla realtà indicandocene un’altra, dirottandoci altrove o deve radicarci in essa? Non avrei grossi dubbi. “Ho un battesimo nel quale sarò battezzato…” leggiamo dal vangelo di oggi. Battesimo significa di fatto immersione. Immersi nella vita dunque e non protetti e risparmiati dalla vita. Se leggessimo seriamente il vangelo, senza ridurlo a fervorino che commuove l’anima, ci imbatteremmo senza sosta in un Gesù che si è continuamente schierato, che senza tentennamenti ha preso le difese dei deboli, di tanti emarginati, di uomini e donne presi a bersaglio dalla gente perbene, dai moralisti del suo tempo. Abbiamo probabilmente disinnescato la forza dirompente del vangelo trasformandolo in morale da quattro soldi e abbiamo gettato acqua su quel fuoco che Gesù stesso dice di voler vedere divampare. L’acqua del battesimo a cui Gesù anela non è quella che raffredda e sopisce lo spirito. È piuttosto l’acqua che mette a morte il codardo che è in noi, quella parte di noi che non intende partecipare al cambiamento perché conviene mettere al sicuro le garanzie acquisite. È l’acqua che soffoca la meschinità di chi non intende sporcarsi le mani per gli altri. È l’acqua che toglie il respiro agli insensibili che non vedono oltre il proprio naso. È l’acqua che fa naufragare i menefreghisti, quelli che oggi spremono la vita e non alzano gli occhi perchè timorosi che all’orizzonte possa addensarsi qualche nube. Abbiamo edulcorato il vangelo e ingentilito la vita ma resta aspra la vita di tanti, se non amara, spesso tossica. O ce ne freghiamo o il vangelo ci serve per schierarci, per arrabbiarci, per indignarci, per combattere. Il Mahatma Ghandi, che non era un cristiano, ebbe a dire dei cristiani: “A voi cristiani è affidato un testo che ha in sé una quantità di dinamite sufficiente per far esplodere in mille pezzi la civiltà tutta intera, per mettere sottosopra il mondo e portare la pace in un pianeta devastato dalla guerra. Lo trattate però come se fosse semplicemente un’opera letteraria, niente di più”. A volte i cristiani, gli uomini di chiesa, sono accusati di usare politicamente il vangelo, ma il vangelo non è forse politico? E qualcuno di cui urti gli interessi ti invita a stare in sacrestia perché quello è il tuo posto. È vero anche che a volte la chiesa non ha disdegnato di usare strumentalmente il vangelo, ma è un’altra cosa, per tenere al guinzaglio le coscienze su temi caldi tipo il gender, l’aborto, l’eutanasia. Il discernimento non è affatto facile. C’è un criterio a cui Gesù si è sempre appellato e questo criterio non è mai stata la legge quanto piuttosto la persona, la sua storia, la sua vicenda. Il vangelo è rivoluzionario proprio perché non è morale che livella le esistenze ma le raccoglie nella loro originalità. Il vangelo divide? Certo! Se non lo fa, o non riesce a farlo più, significa che l’abbiamo anestetizzato e insieme abbiamo addomesticato la vita o se volete abbiamo spento il fuoco e quel che è peggio con la stessa acqua di quel battesimo che doveva renderci fuoco.
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