Domenica 15 agosto 2021 – Assunzione della B.V. Maria – Luca 1,39-56

Pubblicato da emme il

E se vi chiedessi di cosa si fa memoria con la festa dell’Assunta, cosa mi direste? Maria alla fine della sua esistenza in corpo e anima è presso Dio? Questo è ciò che definisce il dogma del 1950 a partire da un culto che era diffuso già dal V secolo. Ma nei vangeli nessun riferimento, tanto che il testo proposto per oggi è quello della visitazione. Cosa dirci allora? Si tratta di riaffermare la nostra fede nel Dio della vita, oltre il limite ultimo? Sì, chiaro, ma vorrei potessimo dirci altro per nutrire il cammino di oggi. Nel foglietto di questa settimana abbiamo inserito una foto strana, oltre alle immagini delle due Assunte che si trovano, una a San Zeno (l’affresco di Noè Bordignon del 1910) e una a san Giuseppe (una bella copia dell’Assunta del Tiziano conservata ai Frari), una scala a chiocciola che porta su o che si inabissa nel profondo. Salire e scendere, andare in alto e sprofondare. È una dinamica che risalta anche nel testo di Luca nei tanti verbi di movimento disseminati nel vangelo ma soprattutto in due parole che sembrano antitetiche: umiliazione e beatitudine, abbassamento e innalzamento, diminuzione ed elevazione. Parecchi anni fa ho comprato la foto di una giovanissima fotografa di Pantelleria, il soggetto è un giovane uomo che si inabissa nel mare ma lei esponendola in una mostra collettiva, l’ha capovolta, ed è così che la conservo anch’io. Quest’uomo che in realtà scende nel profondo è anche l’uomo che sale a ritrovare l’aria, a riacciuffare la vita. È la Pasqua che continua a contagiare l’esistenza di ciascuno nel suo mescolarsi, alternarsi e succedersi di vertici e di abissi. E in ogni caso vertici ma mai senza abissi. Non c’è risurrezione senza incarnazione, o più crudamente senza croce. Non c’è innalzamento senza abbassamento, l’Apostolo Paolo parlerebbe in Filippesi di kenosi, di svuotamento, di sgonfiamento. La Pasqua di Cristo ci costringe a fare i conti con un paradosso, la croce che è maledizione, che è morte tra le più infami è però al contempo elevazione, innalzamento. Più ti immergi nella vita, più raggiungi il fondo o il dentro, l’intimo o il profondo, tuo e degli altri, più solidarizzi con gli abissi, più si spalancano i cieli, più si aprono gli orizzonti. Potrei dirlo meglio ma credo possa bastare intuire che più mi abito dentro, meno sono superficiale accostando la vita mia e di tutti, più raggiungo me e gli altri dove davvero sono, più trovo le energie, la forza, le strade per invertire la rotta, per risalire la china, per abbracciare l’oltre. Se tu non scendi non sali. Vi ho già parlato di un film tremendo che ho visto ormai tanto tempo fa, un film spagnolo, Il buco. Sembra che la salvezza stia in alto, nei piani alti di questa torre scavata negli abissi della terra, e invece, se avrete il coraggio di arrivare alla fine del film, vi accorgerete che la salvezza sta in fondo, dove riposa cocciuta la speranza, dove la vita ancora fermenta e lievita. 


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