Domenica 16 ottobre 2022 – XXIX TOC – Luca 18,1-8
Pregare sempre, senza stancarsi. In settimana ho fatto visita ad una signora anziana che non si muove di casa, ho trovato in casa anche la figlia con il nipote, un ragazzo simpatico e spigliato. Ebbene, quando poi se ne sono andati la nonna mi ha riferito un piccolo episodio. Stavano scendendo le scale che portano nel sotterraneo e la donna pregava Dio di non cadere, le sue sono gambe malferme. Il nipote la rimproverava dicendole, cosa vuoi pregare Dio, se anche cadi non sarà certo lui ad aiutarti. Chiameremo la vicina di casa e ci faremo aiutare da lei. Mi ha colpito questo piccolo aneddoto. E ora con voi mi domando se Dio fa, o meno, giustizia, e prontamente, a coloro che gridano verso di lui giorno e notte? L’abbiamo letto nel vangelo. Non so cosa dirvi, non so cosa faccia o cosa non faccia Dio. So solo che il vangelo può fare di me qualcosa di diverso, di nuovo, d’altro quando incrocio la storia d’altri. Mi ha sempre un sacco colpito quell’altro passo di vangelo in cui si dice che chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Parole che non mi rendono tranquillo, parole che piuttosto mi inquietano. Sono io che se chiedo potrei ottenere, se cerco potrei trovare, se busso potrei essere accolto. Ma da chi? E sono io la persona a cui qualcuno potrebbe chiedere qualcosa, sono io la persona provocata ad aprire a qualcuno che bussa, potrei essere sempre io la persona interpellata per mettermi sulle tracce di quanto qualcun altro cerca. Dio o io? Potrei dire che nel Dio di Gesù trovo la forza di diventare accogliente, solidale, fratello. Non elimino Dio dal mio orizzonte ma vorrei che una certa idea di Dio non finisse per deresponsabilizzare l’uomo. La pace è solo un dono da chiedere o è piuttosto un processo da costruire. Se volete, prego il Dio della pace, perché mi faccia strumento di pace. Pregare è soprattutto chiedere, perché pregare significa riconoscere la propria precarietà. L’assonanza fra le due parole è chiara. Ti prego, perché le cose si fanno almeno in due, succedono se lo vogliamo almeno in due, se le desideriamo in due, se ci lavoriamo insieme. Pregare è certo abbassarsi ma per ottenere un risultato che riqualifica il noi, non è solo un vantaggio per me. Neppure chi chiede l’elemosina trae vantaggio solo per sé. Non so se mi spiego… Ma mi piace anche dirvi quello che mi è stato detto anni fa sulla preghiera: pregare è far circolare la migliore energia. Pregare è tirare fuori una persona, una situazione dall’oblio, dall’indifferenza, dall’incuranza. Pregare è catalizzare la forza attorno ad un desiderio, ad un sogno, ad una speranza e quando desideri, sogni, speri insieme ad altri tutto può diventare possibile. Vorrei che noi non sopportassimo più il grido di chi patisce ingiustizia e fossimo, anche per liberarci dal fastidio, solidali, fratelli. Anche solo perché si abbassi il prezzo del gas domando la pace se non la domandassi perché le vite di tanti non siano ancora barbaramente e inutilmente sacrificate.
0 commenti