Domenica 18 agosto 2024 – XX TOB – Giovanni 6,51-58
In questo pezzetto di vangelo che è ancora tratto dal lungo discorso sul pane che si distende per tutto il capitolo 6 di Giovanni, la parola vita, variamente declinata, torna per ben 9 volte, tante. Vivere! Sembra voglia dire brillare, rilucere, scintillare, risplendere. La vita è come una fiamma che vibra, che danza, che scalda. Vivere è generare energia. Dalle pagine del solito libro che ho già citato più volte ultimamente: La chiesa che verrà di Armando Matteo leggo che vivere per tanti è diventata ormai un’ossessione, in tanti si insinua la smania di giovanilismo il cui prodotto è l’estetica in barba all’etica. Ieri ci ossessionava l’etica oggi ci ossessiona l’estetica. Sentite cosa scrive: “Dimenticarci di noi stessi in vista della cura d’altri… quando questo tratto specifico giunge a piena consapevolezza si è adulti… Ma non è più l’adultità la meta del cammino degli uomini. I cittadini delle terre del benessere non hanno ora alcuna intenzione di diventare adulti, di crescere e di mettere la propria esistenza a disposizione di un progetto che non coincida con l’esaltazione e la manutenzione del proprio benessere. La giovinezza diventa senso, orizzonte, scopo, missione, vocazione definitiva, destinazione. Diventa in una parola “religione”. Sii giovane e sarai salvo per sempre!”. E allora la vita è quel prodotto da spremere al massimo e da esaltare senza freni per darsi l’illusione che sia senza fine, tanto temiamo la fine. Ma la vita nel suo vibrare si consuma e ci consuma, che ci piaccia o no. Vorremmo fosse eterna qui ma non lo sarà, l’energia finisce, vien meno, la vita ad un certo punto si spegne. Vivere è di sicuro il nostro compito, cos’altro ci stiamo a fare al mondo. Ma l’avventura del vivere deve continuamente generare anche domande: come e per chi? È la malattia di ogni stagione dell’umano: vivere per se stessi e per gratificare ossessivamente la fame di vita. Visto che in ogni caso la vita si spegne finchè vivo come vivo e per chi vivo? Il vangelo e quindi la vicenda di Cristo è lì ancora a dirmi di dare me stesso da mangiare, come Cristo per cui vivere è dare vita, darsi per la vita di altri, consumarsi perché solo nel dono la vita tracima oltre la morte, solo nel dono la vita sconfigge la fine, solo nel dono la vita valica il tempo e si immerge nell’eterno.
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