Domenica 2 aprile 2023 – Passione del Signore A
In Avvento abbiamo letto insieme il libro dell’Apocalisse, ricordate? Ebbene in quell’occasione mi ero procurato un libro che ho finito di leggere in questi giorni, Non sarà subito la fine di Giuliano Zanchi. Vi riconsegno alcune parole di un paragrafo di questo libro: “In momenti di ricomposizione del mondo (come quello che stiamo attraversando) si accentuano tensioni… Una di queste è sicuramente il dislivello fra i grandi processi storici e sociali… e la piccola vita dei singoli individui… Le grandi macchine del processo storico rischiano di rendere invisibile e irrilevante la sola vita che un individuo possiede nel suo fugace passaggio terreno. Un conto, per esempio, è parlare del fenomeno migratorio, un altro è raccontare la storia di quella mamma africana che ha visto scivolare in mare il figlio neonato per non vederlo mai più. Un conto è parlare della New Economy, un altro è raccontare la storia di ognuna delle persone che in questi decenni hanno avuto la vita devastata dalla perdita del lavoro. Un conto sono i conflitti internazionali e le regole della geopolitica, altra cosa è considerare la vita di chi passa la sua unica esistenza quasi esclusivamente sotto le bombe e tra le macerie… Che ne è di quelle vite, che, come tutte, sono vite uniche, singolari, irripetibili, costrette a consumarsi esclusivamente in una non-vita, senza la possibilità di un’altra occasione? Esiste un’istanza davanti alla quale vite come queste possono appellarsi a una giustizia più grande e attendersi il loro riscatto?… Al di là di quello che fanno e dicono i poteri e saperi forti, le vite dei singoli individui, in particolare gli sconfitti, gli innocenti, gli inesistenti, restano lì a porre il tema della giustizia. Che ne sarà di chi in questa vita è stato penalizzato senza possibilità di riscatto? La coscienza ferita dell’innocente e del mai veramente vivo non chiama in causa qualcosa che manca necessariamente a questo mondo radicalmente limitato?”. Ci affacciamo a questa Settimana Santa con lo sguardo fisso su Gesù, l’uomo schiacciato dai poteri forti, per saperlo orientare su ogni sfortunato d’oggi. Zanchi a conclusione di questo paragrafo cita una canzone di Francesco Guccini: “Deve esserci, lo sento, in cielo o in terra un posto dove non soffriremo e tutto sarà giusto” (Cyrano). Che il cielo sia giusto sarà affare di Dio, il nostro compito è che sulla terra la giustizia sia di casa. Sarà il frutto da far maturare perché cominci a germogliare la Pasqua.
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