Domenica 22 settembre 2024 – XXV TOB – Marco 9,30-37
Una settimana fa il primo annuncio della passione. Oggi il secondo. “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno: ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Non capiscono, hanno timore di chiedere, tacciono. Non capiscono perché hanno la testa piena di altri pensieri. Uno parla di una vita consegnata e gli altri parlano di una vita guadagnata. Fanno silenzio per tacere del marcio che infesta loro il cuore. Chi più grande? Siamo alle prese, e da sempre, con la solita intramontabile questione. Caino fa fuori Abele per non avere rivali, per non avere contendenti sul podio, per non dover spartire la gloria. Caino si sente minacciato dal favore di Dio nei confronti di Abele e se ne sbarazza. E le coppie di fratelli di oggi? Trump/Harris, Putin/Zelensky, Israeliani/Palestinesi, Iran/Stati Uniti e avanti, avanti fino ad arrivare a noi, alle contese fra fratelli dello stesso sangue, alle diatribe tra vicini, alle rivendicazioni in coppia, alle rivalità tra colleghi, ai contrasti fra categorie, agli antagonismi fra schieramenti politici, agli odi fra etnie e religioni diverse… tutto per essere grandi, primi contro il rischio di dover spartire la torta, di dover occupare con altri la stanza dei bottoni, di dover tagliare insieme un traguardo, di raggiunge insieme un obiettivo. Che triste umanità che non sa fare spazio, che non sa fare largo. Un’amica tempo fa dopo aver partorito Pietro ha detto, per annunciare la nascita di suo figlio: fategli largo, adesso c’è anche lui. C’è una bellissima parola bantu, lingua diffusa nell’area sub-sahariana, che forse avete già sentito, di cui forse abbiamo già parlato, è la parola ubuntu. Può essere tradotta in vari modi ma il concetto è lo stesso: Io sono quello che sono per quello che tutti siamo; io sono perché noi siamo; io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti. Siamo legati, l’umanità è una, e da qui sgorga la benevolenza, la compassione, il sostegno verso ciascuno dei membri di questa umanità. E allora non avrò solo diritti da rivendicare magari in opposizione a qualcun altro. Leggete nel foglietto settimanale l’articolo di don Luigi Ciotti sul diritto alla cittadinanza. Tema caldo di questi tempi. L’epoca delle passioni tristi è il titolo di un’opera uscita ancora nel 2014. Di passioni parla anche l’apostolo Giacomo nella seconda lettura, di desiderio. Guai se non ci abita la passione, guai se non desideriamo, ma è triste se desideriamo contro qualcuno piuttosto che insieme a qualcuno, è triste se ci appassioniamo per ciò che divide invece che per ciò che unisce, per ciò che mette tutti, almeno idealmente, sullo stesso piano, arrivarci realmente sembra così lontano da possibilità di accadere perché di fatto non tutti hanno le stesse occasioni, le stesse opportunità. Ubuntu, è un sogno da continuare a sognare, io sono perché siamo. Altro che safe made man.
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