Domenica 26 gennaio 2025 – III del TOC – Luca 1,1-4.14-21

Pubblicato da emme il

Gesù non fa niente di diverso da ciò che fanno i membri adulti (maschi, questo va precisato) della sua comunità: proclamare i testi biblici in un’assemblea liturgica. Anche fra noi chiunque, battezzato, (anche le donne sia chiaro) potrebbe farlo. E poi lo Spirito cova anche le nostre vite, volteggia sulla nostra porzione di cielo. E noi pure siamo stati unti, consacrati. Vorrei risparmiarvi il ripasso ma forse non fa male ricordare che unto, in ebraico è Messia, in greco Cristo. Cristiani perché unti, come l’unto che è Gesù. In antico venivano unti i re, i sacerdoti, i profeti, in sostanza coloro che potevano, col ruolo che esercitavano, far sì che la logica di Dio contagiasse la fetta di mondo affidata alla loro responsabilità. E noi in quanto consacrati come incidiamo sul modo in cui funziona il mondo? Qualcuno giura perfino sulla Bibbia che farà del suo meglio perché l’impronta che lascia non inquini ma guarisca il mondo, salvo poi, appena dietro l’angolo, firmare provvedimenti per cancellare i diritti dei fragili, incatenare gli irregolari, ammorbare la terra. Siamo sulla soglia di un anno giubilare e il passo di Luca, citando Isaia, ne fa riferimento là dove si legge che il consacrato è colui che proclama “un anno di grazia del Signore”. Cos’è l’anno di grazia se non quel tempo eccezionale che ci regaliamo per provare a sovvertire quei meccanismi che hanno logorato la convivenza. I macro interventi sul piano globale che necessitano di trovare attuazione sono tanti e urgenti. Il Premio Nonino 2025, oggi (ieri) è stato dato ad un diplomatico francese, tale Dominique de Villepin, esperto di politica internazionale. Nel discorso che ha tenuto ha tra l’altro detto: “E’ imperativo superare le divisioni, in nazionalismi ristretti e i comunitarismi, con l’obiettivo di affermare un’umanità comune. Affrontare le sfide globali – il clima, la povertà, le migrazioni, le trasformazioni digitali – richiede una coscienza collettiva globale, un cambiamento di prospettiva e politiche rinnovate. Solo superando le nostre divisioni potremo preservare il nostro pianeta e costruireinsieme un mondo di diritti e doveri uguali per tutti, per rendere questo mondo nuovamente abitabile”. E nel mio piccolo, questo anno di grazia da proclamare di quale novità potrebbe essere foriero? Rendere nuova la vita, ma come? Sostenendo e accompagnando il riscatto di qualcuno; condividendo le mie risorse con chi ha meno mezzi di me; perdonando chi mi ha offeso o cercando il perdono di colui che io ho offeso; coltivando pensieri meno settari, più inclusivi; rinnovando il vocabolario con cui incontro il mondo, parole nuove riescono a partorire gesti nuovi; facendo mie le battaglie per qualche giusta causa. Che la Scrittura si compia, che il vangelo non resti incartato ma sia incarnato e trovi strade percorribili perchè questo sia davvero un anno di grazia. Lasciamo perdere i pellegrinaggi, le visite a Roma o alle chiese giubilari se non abbiamo intenzione di muovere i passi di un cammino interiore che ci renda umani e umani, tutti, allo stesso modo.  


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