Domenica 29 dicembre 2024 – Santa Famiglia C – Luca 2,41-52
Confesso che non so cosa dirvi rispetto alla festa odierna. Nei vangeli si dice pochissimo e tanto ha fatto, nei secoli, una certa narrazione che di quella famiglia ci ha consegnato la cartolina più che la realtà. Se volete potrei dirvi di Sila, la bimba di tre settimane morta di freddo il giorno di Natale sulle sponde del Mediterraneo in braccio al padre che non ha potuto fare altro che avvolgerla in una coperta e stringerla a sé. “Vieni in una grotta al freddo e al gelo”, canteremo forse anche oggi al termine di questa messa. Insieme alla mamma e al papà, Sila occupava una tenda di stracci e plastica, a -9°. Ipotermia da freddo estremo, questo è scritto sul certificato di morte. E potrei dirvi che nello stesso scenario, la guerra israelo-palestinese, 17.600 dei 45.400 morti, sono minorenni, tutti palestinesi, tutti figli di qualche padre e di qualche madre. E potrei dirvi dei genitori di Chiara che si è tolta la vita due anni fa per gli abusi subiti da un parente quando di anni ne aveva appena cinque. Alessandro e Cristina, il padre e la madre, non hanno retto il peso di questa perdita e si sono tolti anch’essi la vita, insieme, poco prima di Natale. Certo, il panorama non offre solo questo. Il 26 dicembre ho pranzato con la mia famiglia e mio nipote era di fretta perché doveva raggiungere la morosa a Savona. Che bello l’amore. Ho pensato fra me e me, chissà che si ricordino delle follie che fanno oggi pur di vedersi, che non si dimentichino domani dell’energia che sta circolando fra loro oggi. Ho in mente anche Angelo che mi chiede di ricordare la moglie nel difficile frangente che sta attraversando. Potrei dirvi anche di un nostro vicino di casa e di quanto si dedica alla moglie malata da anni di Alzheimer. Giovanni nella sua prima lettera scrive quel che mi basta per stare dentro a questo giorno: “quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente”. È l’amore che ci fa figli, è l’amore che ci rende qualcuno, è l’amore che ci fa trovare il nostro spazio nel mondo. Ecco perché poi ci viene chiesto di amarci gli uni gli altri, perché se l’amore che viene da Dio ci fa, anche l’amore che mettiamo in circolo fra noi fa sì che tutto sia, fa sì che noi siamo. Senza essere inopportunamente fantasioso voglio pensare che quanto è circolato fra i tre della santa famiglia sia poi quello che Gesù ha tratto da quel tesoro nel corso della sua intera esistenza di incontri e di incroci. È stato anche lui quel che di lui ne hanno fatto i suoi, di certo ci avrà messo di suo, ma tanto di quel che siamo è frutto di ciò che abbiamo ricevuto. E allora amare è l’unica cosa che ci può garantire che il mondo funzioni in un certo modo e non in un altro. Non tratteniamoci, perché se la misura dell’amore resta piccola, ebbene questo condizionerà il mondo in cui abitiamo. Largheggiare ci tornerà solo utile. Cerchiamo di non dimenticarlo quando siamo tentati di tenere il pungo chiuso anziché la mano aperta.
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