Domenica 3 novembre 2024 – XXXI TOB – Marco
Qual è il primo comandamento? Amare? No, ascoltare! Poi si parla di amore. Gesù qui non fa altro che citare Deuteronomio (6,4-5), lo stesso passo della prima lettura: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”. Ma cita, subito dopo, anche un altro passo della Scrittura, il Levitico (19,18): “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Ma prima di tutto: ascolta! Sentite quant’è interessante l’etimologia del verbo ascoltare che c’entra con la parola orecchio. Orecchio in ebraico è ozen. Le lettere di cui è fatta la parola alludono ciascuna ad un concetto diverso… non mi soffermo nello specifico, diventerebbe troppo tecnico, ma in sostanza ascoltare significa permettere a Dio di nutrire l’anima attraverso l’orecchio. Quindi apri gli orecchi perché da lì transita la possibilità che il tuo dentro custodisca il meglio che viene niente meno che da Dio. Ascolta, non essere distratto per evitare il rischio che la tua anima si svuoti e si faccia largo in te ciò che non viene da Dio. Ascoltare per riuscire ad amare, perché il mio dentro sia colmo di questa energia che poi posso regalare incrociando le persone. Ho fatto anche un’altra piccola ricerca: odiare, che è ritenuto il contrario di amare, significa respingere lontano da me, rifiutare, allontanare. Di converso amare invece vorrà dire avvicinarsi, approssimarsi all’altro, accoglierlo. Tutta un’altra musica. Da Dio (amerai il Signore Dio tuo) all’uomo (amerai il tuo prossimo), questo sembra essere il percorso. L’amore per lui e quindi l’amore per il prossimo. Questo primato Dio lo rivendica semplicemente come strada per farci approdare all’uomo. Questo gli interessa. È significativo notare quanto è scritto al versetto 31: “Non c’è altro comandamento (al singolare) più grande di questi (al plurale)”. Ami Dio per arrivare all’uomo, impresa ben più ardua… come dire: comincia dalla cosa più facile per giungere poi alla vetta che è amare l’uomo. Perché dev’esser più difficile amare l’uomo? Perché se diventa mio prossimo è una presenza che può disturbarmi, infastidirmi, intralciarmi. Dio lo attacco in cielo e là resta, se voglio. L’uomo no, mi è tra i piedi anche quando non lo sopporto, quando lo vorrei tenere a bada, distante. Ci capita di voler ignorare qualcuno, di far finta di non accorgersene se non esplicitamente circumnavigarlo. “Chi ama Dio ami anche suo fratello”, scrive Giovanni nella sua Prima Lettera. E ancora: “Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”. Chi dice: “Io amo Dio e odia suo fratello è un bugiardo”. È sempre Giovanni che nella stessa lettera scrive: “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte”. Si vive per l’amore, mica per altro. Anzi, per amare.
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