Domenica 4 agosto 2024 – XVIII TOB – Giovanni 6,24-35
La settimana scorsa avevamo inserito nel foglietto parrocchiale un breve stralcio tratto dal libro La Chiesa che verrà del teologo Armando Matteo. In estrema sintesi l’autore afferma che l’uomo nelle terre del benessere non ha più bisogno di credere, non gli serve Dio, si basta, ha già tutto. Nel vangelo di questa domenica si parla di segni che non parlano. A quelli che hanno mangiato bastava il pane, bastava il miracolo, non hanno cercato altro, non hanno indagato il segno, cioè non hanno voluto capire di cosa potesse essere segno quel gesto di Gesù. Gesù ha sì riempito le pance vuote di chi lo seguiva da giorni ma voleva sicuramente offrire anche un altro messaggio, quello che siete spartitelo, quello che avete condividetelo e là dove mi incontrerete io questo continuerò a ricordarvi. Il sovrappiù, l’avanzo arriva solo come risultato del dono di sé che crea virtuosità. Ma i segni noi pure non sappiamo più leggerli perché non cerchiamo più Dio neppure per il pane. Sentite cosa scrive Armando Matteo dei cittadini delle terre del benessere: “Hanno vite sempre più lunghe, godono di ottima salute sin oltre i 70 anni, non sperimentano più il peso di qualche destino segnato da altri o dall’altro, hanno studiato a lungo, vivono in appartamenti comodi, svolgono lavori meno usuranti, mediamente hanno in tasca sufficiente denaro anche per beni e attività non strettamente necessari alla sopravvivenza, hanno molto da mangiare e da bere, portano avanti legami segnati sempre dalla possibilità reale della loro revoca, hanno drasticamente ridotto le nascite e dunque il tempo da dedicare all’educazione della prole, godono di un sistema sanitario buono per le patologie più gravi e hanno a disposizione medicine per ogni tipo di malanno meno invasivo, possono entrare in contatto con il mondo intero restando comodi nei loro salotti, l’esperienza della guerra è sempre più una questione di una piccola parte della popolazione… non si scaldano più per le grandi questioni legate al bene comune e non sono più disposti a sacrificare quasi alcunchè sull’altare di alcuna divinità e di alcuna Chiesa. Hanno semplicemente a cuora la manutenzione e la difesa del loro posto al sole”. Analisi impietosa ma a mio modesto avviso non così lontana dal vero. Detto questo, per non restare solo con l’amaro in bocca, cosa possiamo dirci in questa afosa domenica agostana? Che è necessario riscoprire il “con” gli altri perché lì, nel “con” l’esistenza umana si rigenera e fiorisce sempre. Che la nostra destinazione è l’altro; che la nostra piena umanizzazione accade grazie agli altri; che siamo fatti dagli altri e siamo fatti per gli altri; che la gioia è piena solo quando sono gli altri ad aprirci le porte della gioia, che solo chi si impegna a rendere gli altri felici, può essere felice. Gesù è il pane vero e vivo, quindi continuiamo a cercarlo perché forse abbiamo smesso di cercarlo ma poi non facciamocelo bastare perché come dice il vangelo è sul segno che dobbiamo puntare gli occhi e il segno, a quanto pare, è il sogno di fraternità per questo mondo, la fraternità è ciò che serve al mondo. L’altro non può essere puro paesaggio. Da quando l’Occidente è passato dall’essere una valle di lacrime ad un luogo di pace e di benessere, di emancipazione e di libertà crescenti, sono aumentati senza misura i sentimenti di individualismo, di narcisismo e diciamo pure di egoismo.
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