Domenica 5 gennaio 2025 – II dopo Natale – Giovanni 1,1-18
“Colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda… fissa la tenda… affonda le tue radici…” abbiamo letto in Siracide. E nel vangelo di Giovanni: “Venne ad abitare in mezzo a noi”. Il verbo originale greco direbbe qualcosa di diverso. Dimorare è shakan. Parola da cui ne viene un’altra: shekinah, abitazione, dimora. Quindi eskenosen significa: piantò la sua tenda fra le nostre. “Il Verbo si fece carne”, cioè Dio si stabilisce, abita, prende dimora vicino, nelle prossimità. Nella carne di Gesù Dio si fa presenza. Ma oggi la carne da prestargli perché si faccia presente è la nostra. La abita per rendersi presente attraverso la nostra umanità. Ma che carne trova? Potrà essere segno di lui la mia umanità? “Era nel mondo… eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne tra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. Potremmo dire che se il mondo fa fatica a riconoscere e ad accogliere Dio è perché la nostra carne a fatica lo rivela, perché l’umano si fa anche opaco e quindi non filtra Dio e non si fa trasparenza di lui? Nel discorso di fine anno il Presidente della Repubblica ha citato Sammy Basso per il modo in cui la sua umanità si è fatta veicolo del meglio, di Dio potremmo dire noi che conoscevamo la profondità della sua fede. Venerdì prossimo, chi vorrà, potrà incontrare in sala Martinovich a Bassano, Lorena e Gian Andrea, fondatori di Linea d’ombra. Si tratta di volontari che sulla piazza della stazione di Trieste accolgono e curano i migranti che arrivano rotti dalle rotte balcaniche. Due anziani signori che potrebbero godersi in pace la loro pensione e invece piantano la loro tenda fra gli scarti di oggi per restare umani e regalare umanità a chi, in un tragitto di riscatto che può durare anni, hanno fatto i conti con tanta disumanità. Guardate film come Green border, Trieste è bella di notte, No border. Guardateli! “Dio, illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati”, sono parole della seconda lettura di questa domenica tratta dalla lettera di Paolo agli Efesini. Gli occhi del cuore, non si vede bene che col cuore leggiamo invece da Il piccolo principe di Saint Exupery. Guardassimo col cuore daremmo a Dio la possibilità di mettere su casa fra le nostre e di far trasudare di lui la nostra umanità. “Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio… è lui che lo ha rivelato”. Qui il verbo è exeghesato, Gesù ci rivela, ci racconta, ci mostra Dio, ce ne fa l’esegesi, la spiegazione. La nostra carne rivela, mostra, racconta Dio. Può riuscirci. E allora diamoci da fare perché la nostra non sia una storia che racconta, mostra, rivela altro. Del peggio è già pieno e saturo il mondo. Gesù l’ha prestata tutta la sua carne, fino in fondo. Noi fin dove siamo disposti ad arrivare, cosa abbiamo il coraggio di dire lasciando parola alla nostra carne?
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