Domenica 6 dicembre 2020 – 2^ di Avvento – Marco 1,1-8
È l’incipit del vangelo di Marco quello che abbiamo appena letto: “Inizio del vangelo”. È come dire: cominciano le buone notizie. Perché sappiamo che vangelo significa proprio questo: non nefasta ma lieta notizia. E la prima notizia buona qual è? Gesù, l’uomo che rivela e racconta Dio. In un uomo, Dio. E quindi se dicessimo che la buona notizia è l’uomo? Anche giovedì nella lectio biblica citavo il passo di una preghiera antica che recita così: “Noi siamo l’unica Bibbia che gli uomini leggono ancora, siamo l’unico messaggio di Dio scritto in opere e in parole”. E allora potrei davvero domandarmi se l’umano che esprimo è o meno veicolo di buone notizie. Il mio umano cosa racconta? La mia carne cosa rivela? Mi ricordo di una persona che mi avvicinava spesso quand’ero a Nove e mi raggiungeva sempre e solo con cattive notizie, con bollettini di guerra. Una volta le ho detto: prima le buone notizie, almeno una e poi il resto! Ve ne racconto una io. Questa settimana davanti alla chiesa di San Giuseppe ho incrociato un uomo nordafricano che ogni tanto veniva a suonare alla porta della canonica per chiedere aiuto. Mi ha raccontato che non verrà più perché finalmente riesce ad occuparsi di se stesso. Mi ringraziava largamente per quello che abbiamo fatto per lui e mi sembrava che il grazie che diceva a me fosse il grazie che diceva a tutti quelli che l’avevano aiutato nel tempo del bisogno. “Inizio del vangelo”. Questa nuova partenza è sottolineata, nel brano che la liturgia ci offre, dal riferimento al battesimo che Giovanni sta impartendo presso il Giordano. Giovanni è il profeta che fa da cerniera fra un prima e un dopo, è la figura che prepara il nuovo inizio. Ho pensato a lui come a quel Giosuè che traghetta il popolo ebraico nella terra della promessa, proprio attraversando il Giordano. E il battesimo di quel popolo che, come per noi, avviene nell’acqua. È dall’acqua che si nasce. Nel vangelo di Marco, al versetto 9, cioè subito dopo il passo che stiamo indagando, è collocato l’evento del battesimo di Gesù, il suo inizio. Non c’è come in Matteo e in Luca un prima, non esistono in Marco i vangeli dell’infanzia. Tutto comincia da lì! Giovedì, alla lectio, provocavo i presenti con una domanda: se per Gesù tutto comincia nell’acqua, per noi cosa comincia in quanto battezzati. O se volete, a cosa ridare avvio, cosa rimettere in moto in forza del battesimo che abbiamo ricevuto nell’incoscienza ma che dobbiamo riassumere per dare consistenza a quello che siamo. Altrimenti potremmo fare quel che ha fatto un giovane che qualche giorno fa è venuto a trovarmi e a raccontarmi di aver inoltrato la richiesta del cosiddetto sbattezzo. O potremmo accontentarci di far parte di quel 43,6% di cattolici italiani che Franco Garelli in una recente ricerca sociologica sullo stato di salute del cattolicesimo in Italia, chiama cattolici della corteccia, gente che esprime un cristianesimo etnico-culturale per cui la religione è ridotta ad espressione di identità, qualcosa a cui appartenere ma senza credere, l’importante è che tenga saldi i valori cristiani magari contro chi li minaccia. Un’ultima considerazione: il deserto è il luogo in cui staziona Giovanni e il deserto sarà il luogo in cui sarà sospinto Gesù dopo il suo battesimo. Il deserto è il luogo in cui si resta soli con se stessi, un posto in cui non c’è niente e non c’è nessuno. È il luogo ideale in cui sgombrare il campo e offrirci la possibilità di immaginare ripartenze, di ripensarci da capo. Allora termino con un’ultima domanda: A quale nuovo inizio affidare il mio futuro? Gesù col battesimo inaugura un umano sorprendente, carico di sconvolgente novità. Quale umano permettere che la mia vita racconti? Ci auguriamo non un umano mediocre.
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